Lasciar andare l’ansia per diventare Grandi
Siamo tutti un po’ malati d’ansia. O, almeno, prima o poi ci capita di esserlo.
Questo perché siamo esseri in continuo divenire, chiamati a crescere, non soltanto cronologicamente. Siamo frammenti dell’universo, in un puzzle dinamico che non si compone mai. E il cambiamento ci spaventa.
Sto generalizzando probabilmente. Eppure chi, di fronte ad un nuovo impiego, ad un esame importante, ad un evento che ha segnato la sua vita familiare non si è sentito in ansia?
In altri termini, chi non ha provato preoccupazione, apprensione, paura, e, contemporaneamente non ha sperimentato alcune reazioni fisiologiche come pesantezza nel petto, rigidità nelle gambe, tremori e sudorazione, bassa energia?
Una dose di ansia è insita in ogni cambiamento importante: ci assale quando siamo costretti a metterci in gioco senza vie di fuga, mettendo a nudo la nostra umanità. Normalmente, può non essere un limite o un disturbo: è infatti una condizione fisiologica efficace in molti momenti per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta, renderci consapevoli che quello che stiamo vivendo non ci fa bene.
Ma cosa accade se l’ansia ci paralizza e ci impedisce di cogliere il potenziale racchiuso nel cambiamento? La qualità della nostra vita ne risente terribilmente e diventiamo l’ombra di ciò che siamo chiamati ad essere. L’ansia non ha direttamente a che fare con qualcosa di esterno, ha origine dentro di noi.
È la nostra personale risposta ai pensieri che formuliamo su una situazione, un evento, uno stimolo. Pertanto, possiamo imparare a gestirla, per lasciarla andare quando diventa eccessiva. Per crescere e diventare Grandi.
Indice
Cosa significa crescere
Crescere è un’avventura.
È guardare il mondo senza false illusioni, ma con gli occhi pieni di sogni.
È cogliere il senso delle cose che accadono, senza subirle, ma colorandole di nuovo significato.
È rendersi responsabili del proprio destino, imparando che nulla accade per caso.
Crescere vuol dire dare ascolto alle proprie paure, affrontarle, diventandone consapevoli, in modo da capire e accogliere le paure di chi ci cammina accanto.
Vuol dire cercare con coraggio sé stessi, la propria voce, la propria strada, tra milioni di voci e infinite strade da percorrere.
È aprirsi al cambiamento, sentire che ciò che è intorno a noi, così come ciò che è dentro di noi, evolve continuamente.
Non c’è un momento preciso, un tempo cronologicamente certo per crescere.
Bisogna entrare nella foresta e guardare il sole che filtra dagli alberi, sapendo che ombra e luce sono inscindibili.
Ascoltare il vento quando soffia leggero e ci accarezza, per poi lasciare che ci scuota, quando le sue raffiche si fanno violente.
E poi, sciogliersi con il sole alla fine del giorno e, con gratitudine, sentire di essere connessi a tutto
e di appartenere alla Vita.
Ho riportato un estratto del mio libro Favole per Crescere, Vito Radio Edizioni, perché credo esprima bene tutto ciò che è insito nella crescita. Non è una questione d’età.
È, metaforicamente, scegliere di entrare nella foresta e aprirsi a tutto ciò che comporta. Finché continuiamo a nasconderci, a chiuderci nelle nostre zone di comfort, non potremo sperimentarci, né evolvere. La foresta rappresenta l’incognito e tutto ciò che ci espone alle nostre paure, all’ansia, al senso di inadeguatezza, alle aspettative, al buio percepito come pericoloso, a voci sconosciute che ci fanno sentire soli e piccoli.
Scegliere di affrontare tutto questo richiede coraggio, ma è anche l’unica possibilità che abbiamo per vivere davvero.
Sei pronto ad entrare nella tua foresta?
Gli ostacoli alla crescita
Nel brano che ho riportato e che è tratto dal mio libro Favole per Crescere, ci sono alcuni spunti importanti di counseling per crescere, per cogliere gli ostacoli che ci bloccano.
- Le false illusioni. Tutto ciò che inutilmente idealizziamo, che crediamo possa essere importante per la nostra vita, ma in realtà è soltanto una proiezione dei nostri bisogni, rischia di bloccarci nel processo evolutivo. Perché in questo modo ci consegniamo nelle mani di chi o di cosa ha, ai nostri occhi, più valore di noi stessi. Diventiamo vittime della inevitabile delusione, perché, quando confidiamo troppo in ciò che è esterno da noi, non ci attiviamo e non ci rendiamo respons-abili del nostro destino.
“Le illusioni sono simili ai fuochi d’artificio: illuminano il nostro cielo con un’esplosione di colori per poi dissolversi e lasciarci nel buio.”
Emanuela Breda
- Subire le cose che accadono. Quando soffriamo passivamente una situazione senza reagire, finiamo per soccombere e per lamentarci inutilmente. Subire è molto diverso da aspettare il momento giusto e scegliere il modo più funzionale per affrontare qualcosa o qualcuno: vuol dire rinunciare. Curvare le spalle e incassare, senza alcuna volontà di opporsi. A volte c’è un beneficio secondario nascosto nell’inconscio di chi subisce: in questo modo può ottenere più attenzioni, apparire una vittima bisognosa di aiuto, confermare le convinzioni che altri hanno creato nella sua testa. Ma subire è un modo per consegnare il proprio cuore, la propria vita nelle mani del niente. È spezzarsi le ali e offrirle in sacrificio a chi o a cosa riteniamo più meritevole di noi.
- Sentire il peso delle aspettative. Possono essere aspettative che abbiamo su noi stessi (non posso permettermi di sbagliare; devo essere perfetto) o che gli altri hanno cucito per noi (devi essere il più bravo; devi guadagnare più degli altri; devi sposarti e avere dei figli): si tratta sempre e comunque di previsioni sul futuro che contengono una doverizzazione. Tutto ciò che pensi di dover fare, dimostrare, essere, ti schiaccia sotto il peso della paura di fallire. E ti costringe in un angolo dal quale hai una visione estremamente limitata di ciò che invece puoi diventare.
- Fare resistenza al cambiamento. Quando continui a comportarti allo stesso modo e a nutrire gli stessi schemi di pensiero, pur sapendo che quella zona di comfort condiziona negativamente la tua vita, stai facendo resistenza al cambiamento possibile. Cambiare presuppone alterare la nostra routine e il nostro mondo interiore, affrontare il nuovo e sfidare noi stessi. Ci vuole coraggio? Io credo serva una scelta consapevole: se non stai bene, se non sei realizzato, sereno, soddisfatto di ciò che fai e di chi sei, hai la possibilità di cambiare. Un piccolo passo alla volta.
Lascia andare
Lasciar andare significa non forzare le cose, lasciare che fluiscano naturalmente, senza attaccarsi a pensieri e sensazioni che finirebbero per aumentare l’ansia, paralizzandoci. Ci aggrappiamo continuamente a persone, luoghi, convinzioni, al passato, alle aspettative. In cosa consiste esattamente il lasciar andare?
- Spostare l’attenzione: dalla testa al corpo, dal pensiero al respiro, dall’esterno all’interno. Se sei nella foresta e ti aggrappi a tutto ciò che arriva da fuori di te, sarai in balìa di ciò che non conosci e non puoi controllare: il rumore del vento, il buio fitto, l’odore della terra e degli animali. Quando consapevolmente sposti l’attenzione su te stesso, riesci a percepire il cuore che batte, il respiro, i pensieri che arrivano e che lasci andare tornando al respiro. In questo modo abbassi il livello di ansia e ti apri all’esperienza. C’è una grande bellezza nel chiudere gli occhi per aprirli verso di noi.
- Ritornare: l’atto interiore di lasciar andare è strettamente legato al fare ritorno a noi stessi e al presente, al qui e ora. Fare ritorno a te stesso vuol dire lasciar andare tutto ciò che non è necessario, i giudizi e le critiche, le preoccupazioni, le doverizzazioni. Allenati a svuotare la tua vita anziché riempirla: stai qui, con te, ora. Respira e ripeti a te stesso che tutto ciò che conta è in quel respiro.
- Accettare per ritrovare: quando sei concentrato su di te e non ti aggrappi a ciò che ti arriva dall’esterno o dai tuoi stessi pensieri, quando senti fluire ciò che è fuori con ciò che è dentro, allora puoi accettare, che non vuol dire subire. Accettare è l’atto di osservare sé stessi e la situazione in cui si è, senza giudizio, senza etichette, scegliendo di vivere il momento, qualsiasi cosa ci stia proponendo. Vuol dire mettersi al centro della nostra esistenza, lasciando andare le abitudini negative, le convinzioni limitanti (per approfondire ti propongo la lettura del mio articolo “La farfalla che si credeva un semplice bruco”), i legami che non ci gratificano, per darci l’opportunità di vivere il presente con apertura e consapevolezza. Solo in questo modo possiamo ritrovare ciò che è davvero importante per noi e incamminarci lungo il sentiero che conduce a noi stessi.
Risvegliati
È importante capire cosa ci fa provare ansia. Conoscere il nostro ‘nemico’ è il primo e fondamentale passo per riuscire a sconfiggerlo. Probabilmente, dietro la prima risposta che ti darai, ce ne saranno nascoste altre, più sottili, più lontane, più profonde. Ascoltati.
Se ti racconti che l’ansia è provocata dal tuo nuovo lavoro, prova a chiederti se senti di dover dimostrare qualcosa; quando è stata la prima volta in cui hai avvertito questa necessità: il bisogno di meritare attenzione, di risultare adeguato, degno di essere visto.
Indaga con pazienza e scoprirai che quell’ansia è composta da frammenti diversi e ti riconduce a un bisogno preciso. La consapevolezza è la chiave per riuscire a comprendere e ad affrontare ciò che provi, per poter gestire l’ansia fino a liberartene. Risvegliati. Chiama per nome le tue paure, riconoscile. Dopo esserti reso consapevole di ciò che accade, ti propongo un semplice esercizio.
Chiudi gli occhi e concentrati sul respiro. L’aria che entra ed esce dal naso. Conta i respiri da principio, ti servirà a connetterti con te stesso, ti ritroverai a non aver più bisogno di numerarli. Poi dai un nome all’ansia, identificala.
Può essere il lavoro, una persona, una situazione. Immagina adesso di dare una forma a quell’emozione: è un palloncino. Attribuiscigli il colore che arriva alla tua mente. Osservalo. Notane la forma, la grandezza, le sfumature. Ora incomincia a rimpicciolirlo. Diventa sempre più piccolo mentre lo guardi, si sgonfia man mano che tu respiri.
Fino a renderlo della misura giusta per essere contenuto nella tua mano. Afferralo e tienilo lì, sei capace di gestirlo, di decidere cosa farne. Percepisci le nuove sensazioni che arrivano: sei rilassato, concentrato, presente. continua a respirare e quando sei pronto, libera il palloncino ormai piccolissimo e apri gli occhi.
Diventa Grande
Non si diventa Grandi con la maggior età, né per un concetto astratto di ‘maturità’. Si diventa Grandi quando si sceglie di crescere. Crescere è un’avventura. È rinunciare a nascondersi per incominciare a vivere. Come?
- Lascia andare ciò che ti appesantisce lungo il percorso.
- Impara a metterti al centro del tuo universo.
- Ascolta l’ansia, permettile di condurti alla radice del tuo bisogno.
- Diventa respons-abile della tua vita: nulla accade per caso, se non subisci gli eventi, ma li colori di nuovo significato.
- Meravigliati: presta attenzione alle piccole cose intorno a te e guardale con occhi nuovi. Anche in ciò che è sotto il tuo naso da sempre, ci sono sfaccettature che non hai notato, apriti al nuovo, al bello, al possibile.
- Sentiti grato: per ciò che hai, per il nuovo sole, per un gesto inatteso, per ogni respiro.
Entra nella foresta e lascia che ciò che è fuori e ciò che è dentro di te si intreccino in una danza di connessione: sei vita nella Vita, un piccolo seme destinato a diventare Grande.