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Abbraccia la tua ombra

Counseling per te

Voglio incominciare questo articolo con una delle mie favole terapeutiche. Le storie e le favole riescono a comunicare in un duplice modo: trasmettendo contenuti, ma anche nuclei di senso; sono capaci di risuonare in noi, connettendosi con la parte più profonda del nostro essere.

Piccolo orso allo specchio

Era un giorno di pioggia nella foresta. Uno di quei giorni in cui il cielo si veste di grigio e tutto disseta. Gocce d’argento tamburellavano sulle foglie grate, scivolavano su corolle ondeggianti. Piccolo orso camminava silenzioso, incurante della pioggia. Aveva bisogno di sentire sulla testa, sul viso, sul corpo, quelle gocce di freschezza e purezza, che avrebbero potuto lavare via la sua rabbia.

Ultimamente gli succedeva sempre più spesso. Bastava poco e si infiammava; in un attimo sentiva il corpo diventare rigido di furore e la testa riempirsi di lampi. Anche quel giorno era successo, proprio con il suo migliore amico. Lupetto stava cercando qualcosa da fare, voleva giocare e, come al solito, cercava qualcosa per primeggiare, qualche gara per poter vantare una delle sue abilità.

Così aveva proposto una corsa. Non una semplice gara, no. doveva essere una specie di caccia al tesoro, con slalom tra gli alberi e un premio finale. Ovviamente al perdente sarebbe toccato un pegno; avrebbe dovuto appendere al collo una medaglia con la scritta: SONO UN PERDENTE.

Questo gioco non piaceva affatto a Piccolo orso che, quanto ad agilità e fiuto, non era certo il numero uno. Ma Lupetto aveva incominciato a prenderlo in giro, canzonandolo con strani nomignoli. Allora aveva accettato, sentendo già un inizio di incendio divampargli nella pancia. Avevano corso. E lui aveva perso. E, come se non bastasse, era caduto, infangandosi persino le orecchie.

Lupetto aveva incominciato a vantarsi e ad avanzare verso di lui con quella ridicola medaglia. Allora l’incendio era esploso e i lampi nella testa di Orsetto dovevano essere usciti violenti dagli occhi, dalla bocca e da ogni pelo della folta pelliccia. 

Aveva spinto Lupetto con tutte le sue forze e il suo migliore amico era letteralmente volato via, sbattendo la testa contro un albero. Poi, con gli occhi pieni di lacrime e di spavento, lo aveva guardato ed era andato via. Allora era incominciato a piovere.

Orsetto sentiva di avere agito nel modo sbagliato, ma sentiva anche tanta rabbia per il comportamento di Lupetto. Era confuso e disorientato. Aveva continuato a camminare sotto la pioggia che gli scivolava sugli occhi, confondendosi con le lacrime, fino a che non aveva visto una piccola grotta e ci era entrato.

Era una grotta piccola piccola, dove a stento riusciva a stare dritto. Si era acciambellato e, guardando la pioggia che fuori continuava la sua danza, si era addormentato. 

Incominciò a sognare. Vide sé stesso davanti ad un grande specchio e vide la sua immagine riflessa. In realtà, non sapeva distinguere il suo corpo dal riflesso, ma, guardando meglio, si accorse che i due piccoli orsi non erano identici. Uno aveva gli occhi azzurri, l’altro li aveva grigi; uno aveva il pelo chiaro, l’altro quasi nero. 

Sentì la sua voce provenire dall’alto e chiedere: “Chi siete? Mi sembrate così simili eppure così diversi, familiari ma anche sconosciuti!”

Rispose per primo l’orsetto con gli occhi grigi: “Io mi chiamo Scintilla, sono un orso forte e deciso, non mi lascio prendere in giro e mi faccio rispettare”. Il suo sguardo era fermo e profondo, con il suo corpo comunicava forza e aggressività.

“E tu chi sei?” chiese la voce all’altro. 

“Mi chiamo Rugiada e sono timido e insicuro, non mi piace stare da solo, amo giocare con i miei amici, anche se spesso perdo e allora mi sento incapace”. Il suo sguardo azzurro comunicava dolcezza e il suo corpo esprimeva una grande sensibilità, che a tratti sembrava debolezza.

Le due immagini allo specchio si guardavano attentamente e incominciarono a parlare tra di loro. 

“Io sono coraggioso e tutti mi temono: non mi piace perdere e non permetto a nessuno di prendersi gioco di me!”

L’altro orso rispose: “A me piace giocare tranquillamente e anche se capita spesso che io perda, non mi importa, preferisco stare con i miei amici anche quando mi prendono in giro… mi piacerebbe avere un po’ del tuo coraggio, perché potrei dire loro che a volte mi feriscono; e vorrei avere un po’ della tua forza per poter vincere qualche volta!”

Allora Scintilla lo guardò e, dopo un attimo di silenzio, rispose: “A me piacerebbe avere un po’ della tua dolcezza, perché spesso mi sento solo, quando pretendo che tutti mi temano; e vorrei avere la tua serenità nell’accettare le sconfitte, perché, per quanto io mi arrabbi e mi ostini, a volte perdo e non riesco a sopportarlo”.

Si guardarono ancora e poi successe una cosa straordinaria: le due immagini allo specchio si protesero l’una verso l’altra, si sfiorarono e poi, come in un unico totale abbraccio, diventarono UNO.

Allora Piccolo orso si svegliò, portando con sé quello strano sogno.

Non sentiva più l’incendio nel petto, ma sapeva di possedere ancora quella scintilla. Non si sentiva più un perdente, perché, come goccia di rugiada, era scesa nel suo cuore la certezza che la compagnia del suo amico valeva più di ogni vittoria. 

Fuori era smesso di piovere. Piccolo orso uscì dalla grotta e si diresse verso la casa di Lupetto. Aveva tante cose da raccontargli e una grande amicizia da offrirgli. 

Mentre camminava, non si accorse di avere, per qualche attimo soltanto, un occhio grigio e uno azzurro.

Indice dell’articolo

L’ombra

Dentro di noi c’è un Sé oscuro, un Sé ombra in cui giacciono, assopite, le nostre potenti energie.

Che cos’è l’ombra? Carl Gustav Jung indicava, con questo termine, tutti gli aspetti più oscuri e spesso sconosciuti della nostra personalità, quelli che razionalmente riteniamo inaccettabili. Ma, aggiungeva anche, è l’avversario che mette a nudo i nostri difetti e affina le nostre qualità.

Siamo stati condizionati a temere la parte oscura dell’esistenza e di noi stessi. L’ombra si nasconde, vergognosa, nei vicoli oscuri, nei paesaggi segreti e nei solai infestati dai fantasmi della nostra coscienza. Eppure, avere un’ombra non significa affatto essere sbagliati, bensì completi. 

Il primo passo nell’affrontare la nostra ombra, per utilizzarne la grande energia, consiste nel riconoscerne il potere, rinunciando a qualsiasi volontà di sconfiggerla.

Questo perché, quando cerchiamo di soffocare emozioni come la rabbia, la gelosia, la paura, l’insicurezza, oppure quando reprimiamo la sessualità, l’ombra ne approfitta per acquistare ulteriore energia. Ogni volta che si verifica una scissione del Sé, in cui un aspetto viene etichettato come negativo, illecito, vergognoso, colpevole o sbagliato, l’ombra sta acquisendo potere. 

Consapevolezza e accettazione sono le parole chiave: quando riconosci le parti di te che vorresti rifiutare e le accogli, dicendo a te stesso che sei anche possessivo o cattivo o geloso, la tua ombra sarà meno dannosa e ti sentirai più capace di gestire le tue emozioni. Non siamo chiamati alla perfezione, ma a diventare pienamente noi stessi: soltanto abbracciando la nostra dualità, il nostro essere eterna danza di luce e buio, potremo esserlo.

Come cresce l’ombra

Come qualsiasi altro aspetto della nostra esistenza, la creazione dell’ombra è un processo. Nessuno di noi vuole deliberatamente potenziare il proprio lato oscuro, eppure succede. L’ombra cresce ogni volta che ricorriamo a determinati comportamenti:

  • Serbare segreti, a sé stessi e agli altri. Tra le forme di segretezza rientrano la negazione, l’inganno intenzionale, il nascondere la propria natura.
  • Nutrire sensi di colpa e vergogna. Quando proviamo queste emozioni per i nostri errori, l’ombra se ne alimenta e cresce.
  • Giudicare sé stessi e gli altri. Il giudizio non è che senso di colpa con una verniciata di moralità, per mascherare il dolore.
  • Trovare qualcuno a cui dare la colpa. In questo modo ci deresponsabilizziamo, per non metterci in discussione.
  • Ignorare i propri limiti e criticare quelli degli altri. È il processo della proiezione.
  • Lottare per reprimere ciò che ci hanno insegnato a ritenere sbagliato, ingiusto, inaccettabile.

Quando permettiamo all’ombra di crescere, senza integrarla, comincerà a fare scelte al posto nostro, privandoci del potere decisionale nelle situazioni più disparate; ci farà compiere azioni di cui non avremmo mai immaginato di essere capaci e ci indurrà a sprecare la nostra energia vitale in cattive abitudini e comportamenti ossessivi.

Specchi = proiezioni

Siamo abituati a pensare che possiamo vederci soltanto attraverso la nostra immagine riflessa in uno specchio, ma è vero solo in parte. In realtà possiamo scrutarci fin nei minimi dettagli prendendo nota di ciò che osserviamo negli altri. Siamo congegnati in modo da proiettare sul prossimo le caratteristiche che non riusciamo, o non vogliamo, cogliere di noi stessi.

La proiezione è il nostro meccanismo automatico di difesa: invece di riconoscere in noi le cose che meno ci piacciono, le proiettiamo, criticandole, su qualcun altro. La nostra oscurità rinnegata si manifesta continuamente attraverso le persone che ci circondano.

Possiamo puntare l’indice contro la nostra aggressività nel personaggio pubblico, o la nostra incoerenza nell’amico, o ancora possiamo criticare duramente la nostra stessa testardaggine nel partner: ciò che negli altri ci da più fastidio rappresenta quella parte di noi che rifiutiamo, la nostra ombra.

Comportamenti ed emozioni che ci mettono a disagio trovano sempre uno schermo su cui proiettarsi, soprattutto quando la presenza di una persona ci mette emotivamente sotto pressione. Non a caso l’ombra ha a che fare con molte attrazioni: molte relazioni intense sono incontri tra ombre. 

A volte, la nostra parte oscura è talmente nascosta e tenuta segreta che è quasi impossibile scovarla e, se non fosse per le proiezioni, ci sfuggirebbe per tutta la vita. Magari abbiamo fatto sprofondare nell’oscurità alcuni dei nostri tratti quando eravamo bambini, perché ci hanno insegnato a temerli o a rifiutarli. Proiettandoli sugli altri abbiamo l’occasione di scoprire e recuperare queste parti.

Prova a domandarti se la caratteristica che noti nell’altro e che ti infastidisce, in qualche modo ti appartiene. Non avere fretta: l’ombra ha bisogno di essere ascoltata con umiltà e grande apertura.

Abbracciare l’ombra

È chiaro, a questo punto, che l’ombra, con tutto il suo dolore, i suoi conflitti, i suoi nascondimenti, costituisce una parte ineliminabile di ciò che siamo. Malgrado i nostri sforzi, consapevoli o meno, non possiamo sbarazzarcene, né soffocarla, ma sta a noi servircene per promuovere l’evoluzione della più straordinaria versione di noi stessi. 

Per integrare l’ombra dobbiamo:

  • Smettere di proiettare. Una volta compreso che la proiezione è la porta aperta attraverso cui l’ombra irrompe nella nostra vita, utilizziamola a nostro vantaggio.  Per smettere di proiettare dobbiamo capire ciò che stiamo facendo, entrare in contatto con le nostre parti nascoste e far pace con loro.
  • Distaccarci e lasciar andare. Per fare questo, prima di tutto occorre portare in superficie le emozioni che si nascondono dentro di noi, soprattutto quelle che consideriamo negative. Dopo di che, occorre ascoltarle: cosa sono venute a dirci? Cosa si cela dietro la rabbia o l’invidia o la paura? Infine, occorre lasciarle andare, che non vuol dire rendersi indifferenti, ma scegliere che la negatività non ci condizioni.
  • Rinunciare all’atteggiamento autogiudicante. Più puntiamo l’indice contro un aspetto del nostro modo di essere, non accettandolo, più quella parte acquisirà un potere incontrollato, che si manifesterà in modi imprevedibili. Fai pace con i tuoi limiti, accogli i tuoi difetti e datti il permesso di sbagliare senza giudicarti, in questo modo la tua ombra sarà al servizio della tua crescita personale.
  • Amarci. Se riusciamo a guardare noi stessi con compassione, se ci percepiamo come esseri in evoluzione, spesso contraddittori, fallaci, bisognosi di attenzione e di cura, possiamo sperimentare una grande accoglienza e un amore senza condizioni, possiamo essere interi. 

Sei pronto a guardarti allo specchio per intraprendere il percorso e finalmente unire tutto ciò che sei, la luce e il buio, il Sé buono e il suo gemello cattivo? 

Sei pronto ad abbracciare la tua ombra?

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