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Guarire dalle ferite emotive

“A volte vorrei cadere nelle mie braccia. E restare. E aspettare la Primavera che verrà.”

Margherita Roncone

Dentro ognuno di noi c’è una sorta di piccola stanza in cui custodiamo tutti i nostri arretrati emotivi. Quando sperimentiamo una qualsiasi emozione, il corpo ci invia un messaggio ma, il più delle volte, anziché soffermarci a decifrarlo, finiamo per mettere quella sensazione, con l’informazione non decifrata, in un minuscolo sgabuzzino interiore, che diventa sempre più caotico e stracolmo.

È in questo modo che molte delle esperienze negative che viviamo si trasformano in montagne difficili da scalare: incapaci di riconoscere e utilizzare la guida che ci offre l’emozione, la rinchiudiamo in quella minuscola stanza ed evitiamo di pensarci. Queste emozioni represse si trasformano in ferite e ci rendono ipersensibili a tutto ciò che ci accade. 

Diventiamo maestri nell’arte di evitare i nostri sentimenti e ci inventiamo infiniti modi per ignorarli: spendiamo denaro compulsivamente, ci stordiamo con ogni genere di dipendenza, dal sesso all’ alcol e alle sostanze stupefacenti, ci perdiamo tra i vari social, somatizziamo lasciando che il corpo si assuma tutto il carico emotivo inespresso. 

A un certo punto, però, lo sgabuzzino incomincia a straripare e all’improvviso ci ritroviamo senza energia, in lacrime, ad aver voglia di dormire e basta, schiacciati dal peso delle emozioni evitate.

Dobbiamo entrare in quella piccola stanza e cogliere il messaggio di ogni emozione per poter guarire dalle nostre ferite.

Indice dell’articolo

“La caverna nella quale hai paura di entrare ha il tesoro che stai cercando.”

Joseph Campbell

Il messaggio delle emozioni negative

Qualsiasi emozione negativa reca in sé un messaggio, che spesso non sappiamo o non vogliamo decifrare. Ma, per poter crescere, per evolvere, è importante imparare ad ascoltare ciò che l’emozione negativa ha da dirci su di noi e sull’esperienza che l’ha innescata.

  • La rabbia: è uno stimolo all’azione e una spinta alla trasformazione. Spesso evitiamo di ascoltarla perché mette in luce uno dei nostri lati oscuri, l’aggressività, per questo tendiamo a reprimerla e a fare resistenza. Ma più cerchiamo di seppellire la rabbia in quello sgabuzzino interiore, più la nostra aggressività verrà inconsciamente alimentata. Se ascoltassimo il messaggio di questa potente emozione potremmo scoprire quelli che sono i nostri limiti o i confini che gli altri non devono superare, i nostri valori profondi e le nostre priorità. 
  • La tristezza: spesso emerge dopo una grande delusione. Ammettere di essere stati feriti e delusi, però, ci mette di fronte alla nostra fragilità che scambiamo per debolezza e per questo tendiamo a ignorare e a seppellire questa emozione. Ma se non le concediamo i giusti tempi per essere ascoltata ed elaborata diventa problematica, ci intossica. Non dovremmo sentirci dei perdenti perché siamo tristi, anzi: accogliere la tristezza e darci il permesso di essere giù vuol dire possedere una grande forza interiore.
  • L’imbarazzo: lo sperimentiamo quando pensiamo di non aver avuto un comportamento adeguato. Possiamo cercare di nasconderlo perché non ci accettiamo profondamente, perché siamo carenti in autostima, finendo per alimentare il senso della vergogna. Quando non ci concediamo di provare imbarazzo, ci consegniamo nelle mani di uno stato emotivo molto più pericoloso.
  • Il senso di colpa: può sorgere in seguito a qualcosa che abbiamo fatto o non abbiamo fatto. In questi casi dovremmo interrogarci su quale comportamento nello specifico abbia provocato questa emozione. Quando però la sensazione è generalizzata e dai contorni nebulosi tendiamo a nasconderla perché risulta complicato risalire alle sue origini. In questo caso, il senso di colpa è un peso che abbiamo infilato nello sgabuzzino interiore dall’infanzia e che continuiamo a nutrire. 
  • L’invidia: può presentarsi sotto forma di rabbia, ma cela molta tristezza, mancanza di autostima e insoddisfazione di sé. Quando non viene riconosciuta, provoca comportamenti come il parlare male degli altri, creare discordia e divisioni. Se invece riuscissimo ad ascoltarla, farebbe luce sui nostri desideri più profondi e su ciò che per noi è davvero importante. 
  • Il rimpianto: è una forma di rammarico per ciò che avremmo voluto fare in passato. Se non lo accettiamo e non ne cogliamo il messaggio, finiamo per alimentare un grande senso di inadeguatezza che ci boicotterà di continuo. Il rimpianto vuole dirci di attivarci per cambiare, in modo da vivere le esperienze che per noi sono importanti.
  • La paura: è la risposta ad uno stimolo interpretato come minaccia. Se però diventa cronica, perché non ascoltata, può trasformarsi nel bisogno di controllare tutto, innescando un circolo vizioso: più vogliamo infilare la paura nello sgabuzzino interiore, più verrà fuori come tentativo di controllare ogni cosa, trasformandosi in attacchi di panico. Il modo per superare la paura è affrontarla: accoglierla la dissolve.

Riconoscere le ferite emotive

Quando, soprattutto da bambini, sperimentiamo uno stato emotivo doloroso e non lo elaboriamo, infilandolo nello sgabuzzino interiore, creiamo una ferita emotiva. Più le nascondiamo e più si fanno profonde, costringendoci a indossare centinaia di maschere.

Secondo Lise Bourbeau sono 5 le principali ferite dell’infanzia che tendiamo a dissimulare e a nascondere e che ci impediscono di essere ciò che siamo davvero.

  • La ferita da rifiuto: evoca la sensazione di non essere stati amati o accettati per come si è. Le sue conseguenze sono bassa autostima, senso di inadeguatezza, difficoltà ad accettare i complimenti, tendenza a isolarsi, paura di fallire.
  • La ferita da abbandono: nasconde la paura di essere lasciati soli o di non essere importanti per nessuno. Le dinamiche depotenzianti a cui conduce sono la dipendenza affettiva, il bisogno di controllo, la paura di stare da soli, la gelosia possessiva, la difficoltà a fidarsi degli altri.
  • La ferita da ingiustizia: contiene il senso di aver subito un torto o di non essere trattati con equità. Porta ad alcuni autosabotaggi come il senso di rancore, la rigidità mentale, la tendenza a criticare gli altri, il bisogno di avere sempre ragione, la propensione a sentirsi vittima.
  • La ferita da umiliazione: evoca la sensazione di vergogna per non essere abbastanza. Le conseguenze sono ipersensibilità alle critiche, mania di perfezionismo, vergogna del proprio corpo, difficoltà a esprimere la propria opinione, tendenza a sentirsi inferiori agli altri.
  • La ferita da tradimento: reca in sé la sensazione di essere stati ingannati o feriti da qualcuno di cui ci si fidava. Le sue ripercussioni sono la diffidenza, la sospettosità, la paura di essere feriti, la tendenza a chiudersi in sé stessi.

La prima tappa per guarire una ferita emotiva consiste nel riconoscerla e nell’accettarla.

Come voltare pagina

Le situazioni che ci hanno ferito possono sviluppare autentici blocchi psicologici. Quando congeliamo quei traumi nascondendoli, restiamo incastrati nella finzione e smettiamo di crescere.

Abbiamo bisogno di riconoscere e accettare le nostre ferite e per farlo dobbiamo rintracciare il dolore che le ha provocate. 

Questa è la strada che porta alla radice del problema: entra nella stanza delle tue emozioni, scendi nella tua interiorità, segui la sensazione e chiedile di mostrarti dove è nata. Ricorderai un momento, un luogo, un’esperienza. Parti da lì. Ascolta ciò che arriva, non evitare l’emozione, ma stai con lei, senza giudizio, senza paura.

A questo punto immagina di metterti in comunicazione con la versione passata di te, quella che hai visualizzato. Ora sei più adulto e più saggio: puoi esserle di aiuto. Puoi dire a te stesso del passato che, per quanto in quel momento sia sembrato impossibile, ciò che è accaduto ha un messaggio importante, e che andrà tutto bene.

Le parole di incoraggiamento che dirai a te stesso taglieranno i ponti con il passato e ti riconnetteranno al presente, facendo ordine nello sgabuzzino interiore e consentendoti di respirare. Non puoi modificare il passato, ma puoi cambiare il tuo atteggiamento, accettando l’antica ferita per accoglierla ed elaborarla e questo modificherà la persona che sei ora.

La vita cambia sul serio quando sei disposto a diventare te stesso, la tua migliore versione e inizi a mostrarti per come sei. Senza maschere, senza finzioni. Per farlo, devi avere il coraggio di affrontare il tuo malessere, viverlo fino in fondo per essere pronto a voltare pagina. Essere te stesso ti permetterà di guarire le ferite emotive legate al passato, per vivere liberamente la tua esistenza.

Guarire

Per guarire dovrai entrare in quello sgabuzzino interiore e fare un inventario delle emozioni che finora hai represso. Scoprirai di aver accumulato nel tempo quantità incredibili di paura, rancore, desiderio, rabbia, tristezza. Ammettere e accettare di avere dentro di te queste emozioni è il primo passo, poi sarà necessario darti il permesso di viverle.

È soltanto quando metti fine alle tue resistenze, quando togli il bavaglio ai sentimenti che hai messo a tacere che la tua anima può incamminarsi verso la serenità. Perché allora temiamo così tanto questo momento? Perché ci è stato insegnato a desiderare il comfort, a non mostrare le fragilità, a rincorrere l’illusione della perfezione.

Ma in questo modo finiamo per mascherarci e nasconderci, alimentando una sofferenza sorda e subdola, lasciando che le ferite emotive si infettino. 

Il processo di guarigione incomincia quando guardi dentro te stesso con la massima onestà e decidi di incontrare le emozioni che finora ti spaventavano. Questo incontro ti trasformerà rendendoti autentico, più resiliente, più sicuro. Una volta guarita la tua ferita emotiva si trasformerà nel tuo punto di forza. 

Quando guarisci smetti di fingere di stare bene e non tolleri più il malessere. 

Quando guarisci comprendi che non c’è nulla di più importante del momento presente e ti senti libero, leggero.

Quando guarisci spazzi via tutti i finti problemi che usavi per camuffare la tua ferita emotiva, dai la priorità al tuo cuore e a ciò che più conta per te. 

Quando guarisci sai che l’unica persona a cui devi rendere conto sei tu e ti incammini per diventare la persona che sai di poter essere.


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