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L’amore malato

“Non si sceglie di avere una persona accanto per peggiorare la propria vita, ma per migliorarla. E se l’amore non porta a questo, o non è vero amore o è un amore malato.”

Osho

Se fa male non è amore. 

In tanti vivono una relazione tossica. Non tutti riescono a rendersene conto e, spesso, chi accolgo in studio per una richiesta di aiuto non è consapevole che il problema nasce proprio nella relazione, o, quando lo è, mostra un’ ostinata perseveranza nell’assoggettamento.

Ci vuole coraggio per liberarsi da un legame che distrugge. Ma si può. 

Questa è la storia di Angelica e di sua figlia Serena, vittime di un amore malato.

Indice

Una storia vera

Circa cinque anni fa conosco Angelica, una donna minuta, dall’aspetto fragile. La richiesta di aiuto non è per sé stessa, spiega, ma per sua figlia Serena.

Mi racconta che la bambina (aveva 5 anni quando ho incominciato a occuparmi di lei), soffriva di incubi ricorrenti che la lasciavano spossata e tremante per diverso tempo dopo il risveglio, era troppo taciturna e non riusciva a socializzare. Le insegnanti dell’asilo, dopo aver osservato il tratto troppo calcato, la ripetizione di colori cupi e l’ossessiva presenza di immagini “mostruose” nei disegni di Serena, consigliano ad Angelica il parere di un esperto.

Quando incomincio a sondare la storia di entrambe, chiedendo ad angelica di parlarmi del loro nucleo familiare, appare subito evidente che il disagio di Serena era soltanto il riflesso di ciò che sua madre subiva da tempo.

Angelica conosce il suo compagno 6 anni prima del nostro incontro e, per definire ciò che l’ha attratta di lui dice: “Amore a prima vista”. 

“Era tutto perfetto”, continua nel suo racconto; “Era premuroso e romantico, ha detto di amarmi già la seconda volta che siamo usciti insieme”.

Dopo pochi mesi Angelica si rende conto di essere incinta. Non ha un attimo di esitazione quando deve dirlo a Paolo, è convinta, dice, che ne sarebbe stato felice. E infatti lui si mostra da subito contento, diventa più protettivo, quasi assillante, sempre presente. Lei stessa mi conferma: “Non potevo più guidare o andare a fare la spesa da sola, voleva essere sicuro che io stessi bene”.

Decidono di incominciare la convivenza. 

I genitori di Angelica si trasferiscono nella casa in campagna e lasciano l’appartamento in centro alla coppia.

Sin da subito le attenzioni di Paolo diventano esasperate, eccessive. 

Inizia a seguirla quando esce di casa, le controlla il telefono, vuol sapere cosa fa in ogni momento della giornata. La sua gelosia, nonostante le rassicurazioni di Angelica, cresce a dismisura, fino a trasformarsi in accuse senza senso e aggressioni verbali.

Una sera in cui Paolo rientra dal lavoro in evidente stato di ubriachezza, durante una discussione la spinge violentemente contro il muro, così lei decide di andare a stare con i suoi genitori: “Per il bene della bambina che avevo in grembo”, aggiunge.

Lui la implora di tornare a casa, le promette di cambiare, le dice che non sa cosa gli sia preso e che la sua vita è finita senza di lei.

Angelica gli crede.

Nasce Serena e per un po’ Paolo sembra davvero cambiato.

Fino a quando Angelica non ricomincia ad uscire, per una passeggiata con la bambina, la spesa o per andare a trovare i suoi genitori, poco importa: la possessività dell’uomo torna prepotente.

Le discussioni si fanno sempre più accese e i toni violenti, così spesso Angelica lascia Serena a casa dei nonni, soprattutto se teme che Paolo rientri a casa brillo.

Non ha il coraggio di lasciarlo. Soprattutto perché, mi racconta: “Ogni volta, dopo una lite, mi chiede scusa, mi ripete infinite volte di amarmi e che senza di me lui non può vivere.”

Intanto Serena cresce, assistendo troppo spesso a scenate e aggressioni verbali che, ben presto, si trasformano in gesti violenti: piatti rotti, pugni sul muro, porte sbattute. 

Il malessere accumulato nel suo piccolo cuore di bambina chiede di essere ascoltato: arrivano gli incubi, la chiusura emotiva, i disegni cupi.

È grazie a Serena che Angelica trova il coraggio e la strada per incominciare a uscire da una relazione che le stava annientando.

Cercare di cambiare Paolo si rivela ben presto una speranza inutile e dannosa, quindi, dietro mio consiglio, Angelica e Serena si trasferiscono a casa dei genitori di lei. 

Lui dapprima implora il loro ritorno, vestendo la parte della vittima; poi si fa sempre più insistente e i suoi toni si trasformano in minacce.

Una mattina Angelica riceve una telefonata dalle insegnanti dell’asilo che, sebbene informate della separazione, non hanno potuto negare la richiesta del papà di Serena di prenderla prima da scuola, non essendoci limiti legali in questo senso.

Quando lo rintraccia telefonicamente, in uno stato di puro terrore, lui le intima di tornare a casa, altrimenti sarebbe successo qualcosa di brutto.

Con l’aiuto delle forze dell’ordine, degli assistenti sociali e dei suoi genitori, Angelica riesce a riprendere la bambina e a mettersi in salvo con lei.

Tutto ciò che ha fatto seguito a quell’evento è stato difficile ma necessario: è incominciato il processo di guarigione. 

Ho accompagnato Angelica a diventare consapevole dell’amore malato che l’aveva soggiogata, per trovare una nuova forza e una bella indipendenza, per permettere a Serena di crescere in modo sano.

Angelica ha avuto coraggio. Anche tu puoi averne.

Caratteristiche dell’amore malato

Quando l’amore si trasforma in qualcosa che lede la libertà della persona, la sua sicurezza, la sua stabilità emotiva o psicologica, siamo in presenza di un amore malato.

Esistono diverse tipologie di relazione tossica, con diversi gradi di gravità, ma alla base c’è sempre un sentimento distorto, che crea dipendenza, sofferenza e che inficia l’autostima.

Le caratteristiche di un amore malato sono:

  • La dipendenza affettiva. Si manifesta con un controllo estremo dell’altro, con l’incapacità di stare lontano dal partner, con la sensazione di non poter vivere senza di lui/lei nonostante la relazione procuri sofferenza.
  • L’eccessiva gelosia che può sfociare in ossessione. 
  • Il lavoro di sistematica distruzione operata da un soggetto sull’altro. La vittima non ha più libertà d’espressione, uno spazio minimo di autonomia, fino a non avere più diritto di parola.
  • Mancanza di rispetto e di fiducia. Nei casi più gravi si assiste ad una vera e propria forma di abuso e di violenza fisica e psicologica.

Queste sono soltanto alcune delle caratteristiche che può avere un amore malato; ci possono essere altri comportamenti che ledono l’autostima, la serenità, o, a livello più grave, la salute fisica e psicologica.

Ricorda: l’amore non fa male e non tratta male.

Tu puoi uscirne

Per liberarti da un amore malato, la prima cosa da fare è renderti consapevole che quella che stai vivendo è una relazione tossica. Per Angelica è stato necessario cogliere il dolore e la paura nel cuore di sua figlia, perché rifiutava di guardarsi dentro.

Tu puoi uscirne.

Incomincia a domandarti come stai, come ti fa sentire l’altro, cosa aggiunge o toglie quella relazione nella tua vita.

Se ti fa stare male, non è amore.

Se ti umilia, non è amore.

Se ti maltratta, non è amore.

Se non ti fa sentire al sicuro, non è amore.

Se non sei libero di parlare, di pensare, di avere i tuoi spazi, non è amore.

Se non ti permette di crescere come persona, non è amore.

Se ti senti in prigione, non è amore.

Cosa puoi fare?

  • Ascolta te stesso. Prenditi tempo e domandati come stai, con la cura e l’attenzione che meriti.
  • Accetta il fatto che la relazione è malata, guardala con la giusta distanza.
  • Incomincia a mettere dei limiti. Piccoli passi, semplici gesti che ti facciano sentire al sicuro.
  • Amati. Sei degno d’amore, di considerazione e di rispetto, ma se non sei tu ad amare te stesso, finirai per consegnarti nelle mani di chiunque.
  • Chiedi aiuto! Alle persone che ti vogliono bene, ad un esperto nelle relazioni d’aiuto, alle associazioni antiviolenza. 

Se sei nella prigione di un amore malato, la prima cosa che puoi fare è scegliere di guardare la porta verso la libertà, che è spalancata davanti a te.

Incamminati, con coraggio, un passo alla volta. E poi spicca il volo, verso l’Amore che meriti!

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