Possiamo immaginare l’ansia come una maschera che nasconde tanti volti. Per curare questo disturbo è necessario riuscire a percepire quella maschera come qualcosa di diverso rispetto al viso che cela, vederla per quello che è, ascoltare il disagio che procura.
L’ansia non è semplicemente un sintomo da mandare via. Seppure si manifesti con modalità simili, ha motivazioni diverse e sfaccettate, volti che vanno svelati per coglierne le ragioni e per permettere all’interiorità di affiorare.
L’ansia è sempre un richiamo della nostra parte profonda soffocata dai pensieri, dai condizionamenti esterni, dalle nostre identificazioni, dalla paura: è un’energia che sta cercando di svelarci a noi stessi, per farci riscoprire la nostra unicità.
In questo articolo voglio soffermarmi su due dei suoi tanti volti, in modo da renderti consapevole di cosa può provocarla e fornendoti gli strumenti per iniziare a conoscerla per curarla.
Indice
Fuori posto
Molto spesso indossiamo la maschera del ruolo che ci è stato imposto. Quella maschera è formata dalle aspettative genitoriali, da ciò che ci hanno raccontato di noi gli insegnanti e gli amici, dal posto che occupiamo nella società.
Il ruolo che investiamo diventa la nostra identità, lo facciamo nostro, anche se non ci appartiene. Il modo in cui gli altri ci vedono influenza la nostra identità: è così che compaiono le etichette alle quali finiamo per credere.
In questo modo, però, indossando ogni giorno quella maschera, finiamo per sentirci atopos, che in greco significa fuori posto.
Chi si sente fuori posto, perché interpreta un ruolo che non gli appartiene, percepisce ogni giorno il doloroso desiderio di trovare un luogo da chiamare casa e vive la vita in apnea, non sapendo più come si fa a respirare. Le azioni che compie, le relazioni che intesse, i pensieri che formula, tutto diventa faticoso, si sente estraneo a sé stesso, scomodo nella sua stessa pelle. La maschera dell’ansia nasconde il volto di un’identità condizionata dal ruolo e, per questo, bugiarda.
Si manifesterà fisicamente con la mancanza di respiro, l’aumento della pressione arteriosa, problemi intestinali, senso di vertigini, tremori muscolari e nausea. Oltre ai disturbi fisici si rivelerà con un senso di angoscia, la paura di perdere il controllo a cui fa seguito il panico, l’evitamento e il rimuginio.
Tutti questi sintomi chiedono di essere ascoltati: soltanto in questo modo possiamo riconoscere la maschera che ha preso il sopravvento e ci costringe ad adeguarci a ciò che non corrisponde alla nostra vera natura. Il primo passo da fare è renderti consapevole che l’ansia ti sta chiedendo di scoprire chi sei: comprenderla vuol dire aprire le porte alla trasformazione della tua personalità.
E, quando potrai scindere il sintomo dalla causa, quando incomincerai a curare il disturbo, troverai tesori dentro e fuori di te.
Conosci te stesso
Quando avrai compreso che la tua ansia nasce dal ruolo che ti sei imposto e che ti impedisce di essere liberamente te stesso, puoi incominciare il processo di guarigione.
Come?
Conoscendo chi sei.
Meno ti conosci e più dai credito a ciò che gli altri dicono di te.
Se non sai chi sei, inevitabilmente finisci per far combaciare la tua identità con il ruolo che gli altri ti hanno proposto e che tu hai finito per fare tuo.
Allora torna a te stesso. Il modo più sicuro per non farsi influenzare dalle opinioni altrui è conoscere la verità su di te. Domandati chi sei: cosa ti fa sentire davvero a casa, cosa ti piace, cosa non sopporti; di cosa hai paura, cosa è importante, di cosa ti libereresti.
All’inizio accontentati anche delle risposte incerte, dei “non lo so” che affiorano, ma insisti, continua a cercarti sotto quella maschera.
Conoscere sé stessi è un viaggio, incomincia adesso.
Il migliore
La maschera che indossiamo, spesso, è quella della ricerca della perfezione. Nascondiamo a noi stessi e agli altri le parti di noi che non ci piacciono, la nostra fragilità, perché le temiamo.
“Non devo sbagliare niente!” è la frase che continua a girare nella testa di chi teme il giudizio degli altri e finisce per diventare il suo giudice peggiore.
L’ansia è legata al bisogno di controllare le circostanze: determina un irrigidimento, toglie ogni spontaneità, nega la possibilità di affidarsi al caso, di fare tentativi, di commettere errori.
Per questo è strettamente connessa a un senso di autopunizione: “Se non riesco a essere perfetto, il migliore, allora mi devo punire”.
In questo modo ti chiudi in un circolo vizioso che alimenterà il disturbo.
Il bisogno di essere perfetto, che nasconde il timore di deludere gli altri e di mostrarti vulnerabile, ti porterà a isolarti sempre di più e questo non farà che alimentare il circuito dell’ansia.
Ti senti al sicuro soltanto se resti all’interno delle regole stabilite, nella zona di controllo, se reciti il personaggio che ti rende migliore agli occhi degli altri.
Ma l’ansia arriva proprio per toglierti queste maschere, per rompere questi schemi, per non farti annullare da atteggiamenti che tu ritieni salvifici per te, per la tua identità, per il tuo equilibrio, ma che in realtà non lo sono affatto.
Incomincia a renderti consapevole di questo: ciò che scatena la tua ansia è l’idea che ti sei costruito in testa di dover essere il migliore, di dover vivere la tua vita adeguando il tuo valore ad aspettative di perfezionismo che hai imparato dall’esterno, ma che non hanno radici nella tua anima.
Puoi smettere di indossare quella maschera, per tornare a essere libero.
Sei un diamante
Quando smetti di indossare la maschera del perfezionismo, che genera ansia e ti impedisce di accogliere te stesso, puoi accettare tutte le parti di te.
Non è detto che tutte ti piacciano, anzi, è normalissimo che alcune tue parti non ti piacciano affatto. Ma è importante che tu le conosca e le accetti, per integrarle e gestirle. Se continuerai a nasconderle e a ignorarle, finirai per frammentarti e per alimentare l’ansia.
Puoi pensare a te stesso come a un diamante. Più un diamante è sfaccettato, più brilla, perché ha molti lati con cui catturare la luce. Certo, alcune facce possono essere opache, ma, visto nel suo insieme, si noterà soltanto la luce che emana.
Se invece le sfaccettature sono poche, il diamante brillerà meno e le facce opache si distingueranno a prima vista. Più sviluppi aspetti della tua personalità, accettando le tue parti opache, più riuscirai a splendere.
E più accogli e integri le tue fragilità, più onori la tua umanità imperfetta, più luce emanerai, perché sarai autentico e libero.
Esercizio dell’albero
Voglio proporti un esercizio di visualizzazione, perché tu possa cercare te stesso dove ha origine la tua energia vitale, per non farti travolgere dai condizionamenti e dalle aspettative, dagli imprevisti e dalle difficoltà e perché tu possa avviare i meccanismi di guarigione dall’ansia.
Chiudi gli occhi e immagina un albero, quello per cui senti una maggiore affinità.
È proprio davanti a te, riesci a sentirne l’odore, a coglierne i colori e il suono delle foglie mosse dalla brezza.
Avvicinati e abbraccialo. Senti una connessione profonda con lui, è lì per te.
Adesso immagina che con quell’abbraccio tu ti fonda con l’albero: ora tu sei in lui e lui in te.
Ti senti avvolto nella sua energia, in una luce calda.
Percepisci come tue le foglie sopra di te, il tronco rugoso e caldo, le radici possenti e salde.
Stai lì, ben radicato.
Il tuo respiro è il respiro dell’albero.
Ora immagina che un forte vento incominci a soffiare e scuota i rami e le foglie.
Diventa sempre più intenso. Avverti la chioma spostarsi, agitarsi, ma tu resti riparato nella luce, ben radicato.
Sei al sicuro, niente ti può toccare.
Senti l’energia che dalle radici si dirama al tronco e permette ai rami di restare nella tempesta, senza opporsi, danzando con il vento. Resta con quello che senti.
Fino a quando tutto si acquieta. Torni a percepire la brezza leggera, la calma. Le foglie ondeggiano leggere, il tronco respira tranquillo e l’energia che parte dalle radici si amplifica, sei pieno di gratitudine. La luce avvolge tutto l’albero.
Respira questa meravigliosa energia e trattienila in te, quando sarai pronto a riaprire gli occhi.
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