“Lascia che ciò che deve essere sia, e preparati a scegliere ciò che vuoi diventare. Non trattenere ciò che non ti appartiene, consegnalo all’Universo e conserva tutti i sorrisi che puoi. Fa’ che il tuo viaggio diventi lieve e il tuo cuore grande, per accogliere ciò che, presto, arriverà.”
Margherita Roncone
Tutti, prima o poi, sperimentano l’ansia. È una sensazione che conosciamo bene, anche se, per ciascuno si manifesta in modi diversi. È uno stato vario e sfaccettato che sorge quando percepiamo un pericolo reale o immaginario, e che innesca una attivazione psicofisica.
Questa attivazione psicofisica racchiude in sé tantissime sfumature e può prendere tantissime forme. Per questo ritengo sia fondamentale comprendere cosa significhi l’ansia per la singola persona, evitando di etichettare e generalizzare il problema.
Cosa significa ansia per te?
Ogni persona ha le sue fragilità, la sua storia personale, i suoi bisogni e la sua unicità: il malessere che provi è venuto a cercarti per un motivo, per parlare proprio con te.
Il modo in cui, invece, troppo spesso reagiamo al messaggio che l’ansia vuole portarci attraverso i sintomi, è l’evitamento. Ho avuto modo di riscontrare questa risposta automatica soprattutto tra i giovani. Gli adolescenti di oggi provano una enorme fatica emotiva che si traduce in senso di inadeguatezza, nella paura di fallire, nel non sentirsi abbastanza.
Celano il buio interiore che provano persino a loro stessi. Alimentano il disagio ignorandolo e adottando comportamenti di conformismo; fino a quando il disagio urla talmente forte che non possono evitare di prestargli ascolto.
In questo articolo voglio raccontare una storia vera, l’esperienza dell’ansia vissuta da una ragazza che ho seguito nel percorso di counseling.
Indice
Interpretare il sintomo
Laura ha 19 anni. Quando si siede sulla poltrona accanto alla mia si tortura il bordo della maglietta con le mani e non trova le parole per descrivere come si sente. Mi dice che non ne può più, gli attacchi di panico sono diventati talmente frequenti da impedirle qualsiasi cosa.
Facciamo insieme un semplice esercizio di respirazione, ha modo di sentirsi al sicuro e così incomincia il nostro viaggio alla scoperta del significato della sua ansia.
- Il controllo sul futuro.
Laura è cresciuta coltivando l’idea di diventare un Ufficiale, e per farlo avrebbe dovuto superare il concorso per entrare in Accademia Militare. Suo padre era un poliziotto e le aveva trasmesso l’amore per il suo lavoro. Nella testa di Laura ancora bambina si era creata l’immagine di una Laura più grande, in divisa, sorridente e soddisfatta di sé stessa. Frequentava il liceo sapendo di dover interrompere quel percorso di studi una volta entrata in accademia.
Sì, perché per lei quella era una certezza coltivata nel tempo, una proiezione certa nel futuro. Quando affronta il concorso, però, non lo supera. Torna a frequentare il liceo covando un grande senso di fallimento, che le impedisce di affrontare gli impegni scolastici quotidiani.
Laura incomincia a sperimentare una grande ansia ogni giorno, al solo pensiero di ciò che l’attende in classe: compiti in classe, interrogazioni, ma anche il semplice relazionarsi ai docenti e ai compagni. Tutto le incute ansia.
La sensazione ansiogena di Laura nasceva dalla mancanza di controllo sul suo futuro. Era cresciuta con la certezza matematica di cosa sarebbe diventata e dover rinunciare a quella certezza la metteva in una situazione di precarietà e di paura.
Nella sua testa, ma soprattutto nel suo cuore, si è formata la convinzione di non avere la possibilità di governare la situazione e che, quindi, il suo mondo fosse fuori controllo.
Ma cosa esattamente sfuggiva al suo controllo, di cosa aveva paura? Il futuro di per sé è incontrollabile, incerto, nebuloso nonostante tutte le aspettative che alimentiamo; possiamo facilmente cogliere a livello razionale questa semplice verità. Quindi cosa temeva Laura in realtà?
Laura aveva paura di sé stessa, perché non si riconosceva più.
Dover rinunciare all’immagine di sé che le avevano proposto in famiglia e che si era costruita nella testa la obbligava a conoscersi: chi è Laura? Cosa vuole diventare? Cosa la appassiona davvero?
Il suo disagio le stava chiedendo di scendere nella sua interiorità per imparare a conoscersi.
- Aspettative genitoriali
Laura era una bambina vivace, chiassosa, con una spiccata curiosità che la metteva spesso nei guai. I suoi genitori avevano uno stile educativo rigido, basato sulle punizioni e sul senso di colpa. Crescendo Laura ha modellato il suo carattere sulla base delle aspettative che avevano su di lei, rinunciando alla sua parte artistica, creativa, ribelle.
Quando la sua ansia le ha chiesto di incontrare sé stessa, nella sua autenticità, Laura ha dovuto fare i conti con tutto ciò che aveva finito per assecondare, con ciò che i suoi genitori si erano aspettati che lei diventasse.
Non è facile smontare pezzo per pezzo tutte le convinzioni a cui abbiamo creduto sin da bambini, ma gli attacchi di panico che Laura sperimentava avevano questo scopo: erano il tentativo dell’inconscio di spazzare via la gabbia mentale che le impediva di vedere oltre, di scrutare le sue caratteristiche, di scoprire il suo modo unico di essere al mondo.
L’ansia le stava chiedendo di diventare ciò che è: scegliere di non essere più come la volevano i suoi genitori, per diventare liberamente sé stessa.
- Una relazione tossica
Quando viviamo fingendo di essere altro rispetto al nostro autentico Sé, quasi in automatico ci imbarchiamo in relazioni tossiche e disfunzionali. Era ciò che stava accadendo a Laura. Da qualche mese aveva incominciato a frequentare un suo coetaneo che, con il suo comportamento, non faceva altro che alimentare il senso di inadeguatezza di Laura.
Da principio le cose tra loro funzionavano bene, tanto che Laura aveva incominciato a pensare a quella relazione come a un porto sicuro, un’oasi di pace nel mezzo della tempesta che ormai era diventata la sua vita.
Con il passare dei mesi, invece, gli attacchi di panico si facevano più frequenti proprio quando era con lui. Indagando sul messaggio del sintomo, Laura ha compreso che la sua ansia saliva quando erano insieme perché il suo ragazzo aveva smesso di dedicarle attenzioni, cercandole piuttosto in altre ragazze.
Era accaduto in più di una occasione che Laura lo scoprisse intento a flirtare con qualcuna e, alla richiesta di spiegazioni, lui le diceva di non trovarci nulla di male, che per lui era importante sentirsi desiderato, ma che questo suo bisogno non toglieva nulla a lei, che rimaneva la sua ragazza.
La scelta di Laura non era casuale: a livello inconscio aveva cercato qualcuno che la facesse sentire ancora una volta insicura, vacillante, non vista davvero. Affrontando la relazione disfunzionale, poteva dare a sé stessa un’altra occasione per incontrare i suoi demoni e risolversi.
La via della guarigione
Laura ha incominciato ad ascoltare il suo disagio, cercando di cogliere le ragioni nascoste dietro gli attacchi di panico e lo stato ansioso.
Il primo passo in direzione della guarigione lo ha compiuto rendendosi consapevole di cosa stava accadendo.
Le caratteristiche autentiche del suo Sé erano state bloccate, negate e represse, per questo l’ansia è arrivata come un segnale, come il rifiuto di adeguarsi a una vita in cui Laura era soltanto l’ombra di sé stessa.
Con questa consapevolezza ha potuto gestire gli attacchi di panico, senza scappare, senza evitarli, ma accogliendoli come un messaggio doloroso e importante.
Quando l’onda del picco ansioso arrivava, anziché combattere contro i sintomi fisici si è fermata a osservare i segnali che il corpo le mandava, senza giudicarli, senza reprimerli: ha ascoltato i battiti accelerati, ha accettato la sudorazione, la testa leggera, il fiato corto.
Ha detto al suo corpo: “Eccomi, sono qui, so cosa sta accadendo e non scappo”. Poi ha concentrato l’attenzione sulle mani, si è riportata al respiro e l’attacco di panico si è mitigato. Fino a scomparire del tutto.
Il passo successivo è stato quello di ri-conoscersi. Si è spogliata di tutte le idee su chi fosse o come dovesse essere per accontentare gli altri e si è data la libertà di inventarsi. Ha preso contatto con la sua parte creativa e curiosa.
A Laura era sempre piaciuto fare fotografie, così ogni giorno si è dedicata del tempo per scattare qualche foto nella natura. La meraviglia e la bellezza che riusciva a cogliere in ogni scatto hanno alimentato la sua creatività e l’hanno guidata verso sé stessa.
Ha creato e poi coltivato un sano dialogo con il suo corpo, attraverso l’attenzione consapevole al respiro e alcuni esercizi semplici. Prima di addormentarsi si osservava allo specchio e si rivolgeva parole gentili, piene di comprensione e amore.
Questo l’ha portata a darsi valore, a non cercare di essere vista dagli altri, a riconoscersi come unica e speciale. Ha interrotto la relazione tossica e ha ampliato la sua rete di amicizie, condividendo nuovi hobby e tempo di qualità.
Oggi Laura non ha più attacchi di panico e riesce a gestire l’inevitabile dose di ansia che ogni cambiamento reca in sé, trasformandola in un’occasione per capire cosa vuole davvero. Per diventare liberamente chi è.
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