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Depressione maggiore

Come uscirne e riprendere in mano la tua vita

“La depressione se ne sta accucciata sul mio petto come un lottatore di sumo.”

Sandra Scoppettone

Non si può parlare di depressione al singolare. Ne esistono molte forme cliniche di differente gravità e che richiedono interventi differenti. Ciò che accomuna le diverse forme di depressione è il verificarsi di un cambiamento qualitativo nella vita di chi ne soffre, cambiamento che coinvolge l’umore, le relazioni affettive e sociali, le normali attività quotidiane.

La depressione non è un semplice disturbo dell’umore, ma una patologia del pensiero e dell’affettività, all’interno della quale si riscontra la presenza di rabbia e odio, sentimenti che il depresso può indirizzare verso sé stesso, insieme a un forte senso di colpa.

Chi soffre di depressione affronta un dolore psichico che invade ogni aspetto della vita, ogni pensiero e movimento della persona, ogni parola detta, ogni respiro. 

La depressione si può curare? La risposta è sì, può essere affrontata e risolta attraverso la psicoterapia.

In questo articolo approfondiamo uno dei volti di questo disturbo: la depressione maggiore.

Indice dell’articolo

La depressione maggiore

È la forma di depressione più grave, in cui sono presenti sintomi sia psichici che fisici. Chi ne soffre si presenta spesso trascurato, cammina lentamente, ha la voce fioca, il tono spento, parla poco. Il volto esprime sofferenza, è teso, spento, privo di espressioni. I campanelli d’allarme per cogliere una depressione maggiore sono:

  • Un fortissimo abbassamento del tono dell’umore.
  • L’incapacità di provare piacere (anedonia)
  • La perdita di interesse per le attività quotidiane.
  • La difficoltà di concentrazione.
  • I disturbi del sonno.
  • Disturbi fisici come mal di testa, dolori muscolari, grande e persistente stanchezza.

Ciò che caratterizza chi soffre di depressione maggiore è, soprattutto, una grave carenza sul piano degli affetti: ha perso l’interesse e il coinvolgimento affettivo nei confronti degli esseri umani, patisce per questa sua incapacità di sentire l’altro e quindi di amare. 

Questo accade perché, nonostante la persona depressa attribuisca un valore alla relazione, non è più capace di sentire i rapporti umani, privi ormai di intensità affettiva, avendo perso la sua energia vitale.

La perdita di vitalità toglie al depresso le forze sia fisiche che mentali per portare avanti le normali attività quotidiane, qualsiasi compito diventa una montagna da scalare e nulla risveglia il suo interesse.

Spesso chi sta vicino ad un depresso gli propone stimoli esterni come un viaggio, una passeggiata, una giornata al mare. Ma nella depressione queste proposte non risultano piacevoli, piuttosto una fatica in più, un ulteriore carico da sopportare. 

Nella depressione maggiore è sempre presente un disturbo del pensiero, che si manifesta sotto forma di idee di colpa, di rovina, di autoaccusa. In alcuni casi queste convinzioni radicate si trasformano in veri e propri deliri, in idee che non hanno alcun fondamento nella realtà.

A volte i depressi vivono la loro malattia in silenzio, mimetizzando il loro malessere così bene che chi gli è accanto fa fatica a riconoscerlo. Questo accade soprattutto quando chi soffre di depressione maggiore raggiunge il distacco emotivo: il mondo interno si svuota, la quotidianità diventa priva di senso, viene a mancare qualsiasi interesse.

La caratteristica principale dei sintomi depressivi è la pervasività: sono presenti tutti i giorni per almeno 15 giorni, compromettendo la vita di chi ne soffre.

Le cause della depressione

Non c’è una letteratura sufficientemente robusta e condivisa sulle cause del disturbo. Si può dire che queste sono molteplici e diverse da persona a persona. Le due cause principali risultano essere una maggiore predisposizione genetica e le esperienze traumatiche infantili.

Alcuni studi sottolineano come la depressione maggiore si sviluppi prevalentemente nell’ambito delle relazioni malate, in particolare in quelle che si stabiliscono nei primi anni di vita, rapporti alterati che feriscono la realtà interiore del bambino.

Se l’adulto, figura di accudimento, è carente o discontinuo negli affetti, l’identità psichica del neonato viene negata e annullata e la sua realtà interna si indebolisce e può diventare fragilissima.

Una persona vulnerabile, però, può non ammalarsi mai di depressione, se non capita qualcosa in grado di scatenare il disturbo e se intesse relazioni sane e di supporto, ma, in caso di rapporti totalmente deludenti, il rischio nella depressione maggiore è quello di perdere completamente l’immagine interna, la realtà interiore.

Il fattore scatenante, infatti, è spesso qualche evento stressante o qualche perdita importante e non accettabile. 

Ciò che differenzia la depressione dalle altre malattie mentali è la consapevolezza del proprio dolore: la sofferenza del depresso è il segno che esiste ancora una fusione tra corpo e mente, fusione che esprime avvertendo e lamentando dolori e sintomi fisici.

Come uscirne

La depressione maggiore si può curare perché è una malattia della mente e come tale può essere affrontata attraverso la psicoterapia. Nell’ambito della relazione terapeutica si dovrà indagare la lesione della realtà interiore del paziente che è la causa di tutta la sua disperazione.

Certo, il lavoro è duro, faticoso e lungo, ma bisogna procedere con la certezza che può esserci la guarigione. È necessario affrontare le origini del buio patito dal depresso, che ha radici nella rabbia e nell’odio verso sé stesso, e che alimenta i fantasmi dei sensi di colpa. 

Nel corso della psicoterapia la persona viene aiutata a prendere consapevolezza dei circoli viziosi che mantengono e aggravano la malattia, e a liberarsene gradualmente attraverso l’acquisizione di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali.

Quando risultano necessari, i farmaci prescritti dal professionista competente possono aumentare l’efficacia della cura.

È fondamentale chiedere aiuto. 

Per uscire da tutto il dolore che la depressione provoca e per riprendere in mano la propria vita.


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