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I due secchi
Una anziana donna cinese possedeva due grandi secchi che portava appesi alle estremità di un lungo bastone, bilanciandolo sul collo.
Le capitava, senza accorgersene, di riempire in modo diverso i due recipienti, talvolta uno traboccava, altre volte era il secondo secchio a essere troppo pieno. Così, alla fine del lungo tragitto dalla fonte a casa, il recipiente riempito troppo perdeva parte del suo contenuto, finendo lungo il sentiero.
Dopo qualche tempo, l’anziana donna si accorse meravigliata che il paesaggio intorno a lei, lungo il cammino, era mutato. Da una parte della strada c’erano fiori senza colore, quasi totalmente appassiti, che emanavano un odore acre, di decomposizione. Sul lato opposto, invece, erano spuntate piante dai mille colori e così profumati da far girare la testa. Incuriosita da questo assurdo fenomeno, interrogò i due secchi.
Dalla estremità del lungo bastone, il secchio che sulla strada del ritorno si trovava dalla parte dei fiori appassiti le rispose: “Io sono il rimpianto e quando mi hai riempito troppo, ho sparso le mie lacrime lungo il sentiero. Ciò che vedi è il frutto della tristezza, della collera e della vergogna che ho alimentato”.
Poi fu la volta del secondo secchio di parlare: “Io sono il desiderio e quando ero molto pieno, ho versato lungo il cammino la mia passione, la speranza e tutti i sogni che vorrei realizzare”. La donna comprese che, ogni giorno, aveva contribuito a creare il paesaggio intorno a lei, in base a come aveva riempito il suo cuore.
Il rimpianto
In psicologia il rimpianto viene definito come un sentimento che associa emozioni (tristezza, collera, vergogna) e pensieri (il bisogno di ritornare sul passato) ed è collegato alle azioni mancate.
“Perché non ho scelto diversamente?”
“Perché non ho detto di no?”
“Quanto avrei voluto comportarmi in un altro modo!”.
Chi rimpiange è costantemente ancorato al passato e avverte tutta l’impotenza di non poterlo modificare. Sarà capitato anche a te: una decisione sbagliata, una parola di troppo che ha causato una lite o la fine di un rapporto, una occasione perduta, un ricordo che vorresti modificare e rivivere.
Il rimpianto, infatti, è connesso alla capacità di scelta e all’incertezza ad essa collegata. Molto diverso è il rimorso che, invece, rappresenta il sentimento di frustrazione e di pentimento rispetto ad un errore commesso, quindi ad un comportamento che è stato messo in atto.
Se il rimorso, dunque, è caratterizzato dal senso di colpa per ciò che è stato fatto, il rimpianto è permeato dal vissuto di perdita, per non aver agito in un determinato modo. Vivere nel rimpianto delle occasioni perdute, del tempo sprecato o delle decisioni non affrontate, sottrae grande energia, ci fa sentire spenti, incapaci e alimenta il rimuginio.
Rimuginare è riflettere senza fine, inutilmente, girando in tondo. Il tuo corpo è qui, ma la tua mente è persa in pensieri circolari, ripetitivi, sterili ed estenuanti. Quando rimugini, ti focalizzi sul problema, sulla mancanza, sulla perdita e sulle sue conseguenze, e non sulle soluzioni possibili da mettere in atto.
I rimuginii generano sofferenza, ma nessuna soluzione. In questi momenti, è importante rendersi consapevoli che si è bloccati in pensieri disfunzionali, spesso sul passato. Il nostro miglior alleato per riuscire a sbloccarci, dopo aver preso consapevolezza di quanto sta accadendo, non è più il nostro cervello, ma il nostro corpo; è lui che può strapparci al continuo rimuginare stimolandoci: alzati, cammina, muoviti!
È scientificamente provato che dieci minuti di camminata possono ridurre drasticamente il flusso delle nostre elucubrazioni, per tornare poi sui nostri pensieri in modo diverso. Perché, se il rimpianto fa parte della nostra vita interiore, e per tanto va accolto e compreso, è pur vero che possiamo non lasciarci sopraffare e dargli un senso.
Se incominciamo a guardare al passato in modo nuovo, intuendo cosa si cela dietro quel pungente dispiacere, possiamo affinare le nostre valutazioni, capire cosa davvero conta e orientarci verso ciò che per noi ha più valore.

Il desiderio
Dal latino sidus, sideris, che significa stella o costellazione, è legato alla luce, a tutto quello che guida e porta chiarezza. Anche nel desiderio, come nel rimpianto, avvertiamo una mancanza, ma questa non ci blocca, piuttosto ci spinge ad agire per realizzarlo. Tu cosa desideri?
Quando ti senti ispirato da un sogno, un progetto, quando vuoi fortemente raggiungere un obiettivo, non è un po’ come se ti accendessi?
Desiderare è passare in modalità ON, come se tutta l’energia venisse canalizzata in quella volontà, in quel sentire.
Buber, filosofo e pedagogista, scrive che in ognuno c’è qualcosa di prezioso che non c’è in nessun altro e, questo, l’uomo può scoprirlo solo se coglie veramente il proprio sentimento più profondo, il proprio desiderio fondamentale, cioè ciò che muove l’aspetto più intimo del proprio essere.
È il desiderio ancorato alla propria essenza, che ci connette alla vita e le dona colore.
A differenza del bisogno, che chiede di essere soddisfatto immediatamente e attiva in noi risorse prontamente disponibili, il desiderio ci proietta oltre, ci indica la direzione, ci porta ad evolvere per poter realizzare noi stessi lungo quel sentiero.
Mi piace pensare che ci si possa educare al desiderio, affinarsi per affidarsi alle stelle, a un rischio, alla meraviglia.
Quanto sei disposto a sognare e a evolvere per dirigerti verso il tuo sogno? Quanto sei pronto a nutrirti di una mancanza, fino a fare di ciò che ti manca il tuo nutrimento?
Il desiderio è la motivazione di base, ciò che ci permette di vivere una vita piena e appagante.
Sei mai stato su un’altalena? Immagino di sì. Ecco, mi piace associare il desiderare al momento in cui l’altalena prende slancio e ti porta su, sempre più su, con piccole esplosioni nella pancia e il sorriso grande di chi sente di poter volare.

Qui e Ora
Se il rimpianto ci riporta al passato e il desiderio ci proietta nel futuro, tutto il potere che abbiamo è adesso, nel qui e ora.
Il potere di renderci consapevoli dei pensieri che ci bloccano e ci imprigionano in un rimuginio sterile;
il potere di cambiare il segno alla sensazione di impotenza che quei pensieri recano, attivando il nostro corpo e scegliendo di prendere il positivo di ciò che ormai è passato;
il potere di comprendere cosa per noi conta davvero, imparando dal rimpianto per ciò che non siamo stati in grado di fare;
il potere di educarci al desiderio, incominciando a scoprire quali sogni ci attivano;
il potere di stare con noi stessi per conoscere le risorse che ci aiuteranno lungo il percorso;
il potere di scegliere la vita che vogliamo.
Come fare per vivere il qui e ora? È un lavoro di consapevolezza che richiede una pratica quotidiana, una nuova attenzione verso te stesso, il tuo respiro, i pensieri e poi le emozioni che provi.
Puoi allenare la consapevolezza in modo da vivere il momento presente e cogliere il grande potere che ne deriva:
- Resta connesso con il tuo corpo, con l’energia che senti, con la tua fisicità. Porta attenzione all’aria che semplicemente entra e esce dal tuo naso
- Concentra l’attenzione sui tuoi sensi, sui colori che vedi, sui rumori che avverti, sulla sensazione che provi toccando qualcosa, sul gusto
- Ritagliati momenti di solitudine, piccole oasi di pace in cui stare con te stesso
- Fermati, ascolta la musica che è in te, lascia fluire i pensieri senza bloccarli
- Scrivi le sensazioni che provi
Non preoccuparti troppo di ciò che è stato e di ciò che sarà, occupati del tuo adesso.
“Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono…per questo si chiama presente”
(Kung Fu Panda)