Coaching per il successo
“Cosa significa in realtà essere vivi? Significa tre cose: essere sé stessi, essere ora ed essere qui”
Anthony De Mello
L’autorealizzazione di cui tratterò in questo articolo non è quella legata ai beni di consumo o al possesso di oggetti materiali, al divertimento a tutti i costi o alla ricerca di un perfezionismo senza sostanza.
Questo perché l’idea di successo nella quale credo e che perseguo, nella mia vita privata ma anche in qualità di life coach e come counselor, non ha a che fare con l’apparenza.
Sono fermamente convinta che ognuno di noi possa raggiungere il proprio personale successo, in termini di eccellenza e di benessere, a patto che parta da sé stesso e ritorni a sé stesso, per diventare autentico, ascoltando la propria anima.
L’autorealizzazione, così intesa, passa necessariamente dalla profonda conoscenza dei propri bisogni e della propria Mission.
Indice dell’articolo
Autorealizzarsi
Abraham Maslow, padre fondatore della psicologia umanista, sosteneva che gli individui sani sono spinti verso l’autorealizzazione, cioè verso un processo di “continua realizzazione di potenzialità, capacità, talenti, come adempimento di una missione, come una totale conoscenza e accettazione dell’intrinseca natura della persona, come una tendenza sempre più forte verso l’integrazione o sinergia, all’interno della persona”.
L’autorealizzazione non avviene all’improvviso, come un risveglio o una specie di magia, ma a gradi, per piccoli passi, con piccoli e continui cambiamenti: è un processo.
Il primo passo è assumersi la responsabilità del proprio atteggiamento mentale, scovare le credenze false e disfunzionali, interrompere la proiezione, nella nostra testa, di film tossici e depotenzianti.
Il passo successivo è avviare il cambiamento attraverso azioni concrete e necessarie, piccole e quotidiane, rispondendo ai propri bisogni, dedicandosi tempo, conoscendo i propri limiti e talenti, avendo cura di sé e ascoltando i desideri che ci motivano verso determinati obiettivi.
Quindi, in sintesi, l’autorealizzazione è la capacità di conoscere, esprimere e sviluppare il nostro essere interiore, la parte più vera di noi stessi.
È l’esigenza di ogni individuo di diventare la versione migliore di sé stesso, attivando le proprie migliori potenzialità.
Ma come?
Innanzi tutto spogliando questo processo da tutto ciò che non ci appartiene e che ci viene imposto dall’esterno.
Autorealizzarsi è un bisogno: il bisogno istintivo degli esseri umani di espandere al massimo le proprie abilità e di impegnarsi per essere il meglio che possono diventare: persone autentiche, pienamente funzionanti.
È un viaggio senza fine, verso il miglioramento, che non si esaurisce mai, perché siamo esseri in divenire, in continua crescita.
Ma, perché possiamo autorealizzarci, dobbiamo prima ascoltare e rispondere ad altri bisogni.

I bisogni
Maslow ha semplificato il concetto dell’ordine gerarchico dei bisogni umani, disponendoli all’interno di una piramide, detta appunto Piramide dei Bisogni, all’apice della quale si trova il bisogno di autorealizzarsi.
- Alla base della Piramide ci sono i bisogni fisiologici: fame, sete, sonno, sesso. Sono i bisogni fondamentali, se risultano insoddisfatti, tutti gli altri possono essere annullati o respinti. Quando questi bisogni sono assicurati, saliamo di un gradino nella Piramide, possiamo cioè dare ascolto ad altri bisogni e passiamo al secondo livello delle necessità umane.
- Qui troviamo i bisogni di sicurezza, quindi di ordine, stabilità, protezione, di occupazione, di salute. In questo livello si posizionano molte delle nostre ansie che ci spingono ad attuare comportamenti che ricercano la sicurezza.
- Il terzo livello è occupato dai bisogni sociali o di appartenenza: la necessità di sentirsi parte di un gruppo, di avere amici, di intimità sessuale, di essere amato e amare.
- Man mano che interagiamo con gli altri, emerge il bisogno di stima, situato al gradino superiore. È il bisogno di essere rispettato, apprezzato e approvato, di sentirsi competente e produttivo. A questo livello, compare il desiderio di una giusta valutazione di sé stessi, la stima che proviene da fonti esterne. È un bisogno sociale e il valore che ci attribuiamo dipende in buona parte dagli altri. Tutti i bisogni fino al quarto livello sono guidati da mancanze: nel momento in cui ci vengono a mancare il cibo, la sicurezza, una relazione o l’apprezzamento degli altri, iniziamo a sentirne la necessità e ci attiviamo per soddisfare il bisogno, che ci tiene occupati fino a quando non lo ascoltiamo e gratifichiamo.
- Tra il quarto e il quinto scalino troviamo il bisogno di autostima che passa, dalla necessità di essere apprezzati dagli altri, a una forma di amore per sé stessi soltanto nel quinto livello: il gradino dell’autorealizzazione.
- Questo livello, dunque, è completamente diverso: è il bisogno dell’ESSERE ed è il motivatore per la crescita personale, include tutto ciò che ci porta ad evolvere, a scoprire la nostra unicità, ad incarnare qualità spirituali, a sviluppare un senso di autoefficacia, ad aiutare gli altri, a realizzare la nostra identità e il nostro scopo di vita.
Tu a quali bisogni stai rispondendo, ora, nella tua vita?
La Mission
Maslow definì le persone autorealizzate come individui a cui non sono state inibite le potenzialità. Questo perché in ogni individuo c’è una tendenza innata a sviluppare il proprio potenziale e a diventare completo.
Il problema è che, mentre i bisogni più bassi sono istinti fisiologici, legati alla sopravvivenza, e quando non vengono soddisfatti urlano il loro disagio, la spinta all’autorealizzazione proviene dal cuore ed è più difficile percepirla e darle ascolto.
A volte, succede di caricare di significati distorti i bisogni dei primi quattro livelli, pensando che avere più fama o soldi o sesso, possa realizzarci come persone. Ma se cerchiamo di realizzarci in questi modi non saremo mai completi, ci sentiremo sempre frustrati e insoddisfatti.
“Tutti noi abbiamo uno scopo spirituale, una missione che perseguiamo senza esserne del tutto consapevoli. Nel momento in cui la portiamo completamente alla coscienza, le nostre vite possono decollare”
James Redfield
Cercare l’autorealizzazione, quindi, non è semplicemente soddisfare un bisogno dopo aver gratificato quelli di sopravvivenza, ma implica soprattutto fare chiarezza sui propri obiettivi e trovare la Mission o scopo della nostra vita.
Possiamo definire la Mission come una chiamata interiore che, se ascoltata, ci spinge a realizzare noi stessi, in una direzione precisa, che ha a che fare con i nostri valori profondi e i nostri talenti.
Tutti noi abbiamo una Mission che si nasconde nelle pieghe della nostra anima, spesso, però, non riusciamo a vederla.
La prima cosa da fare è ascoltare sé stessi: quali sono i tuoi piaceri, i tuoi valori, i punti di forza del tuo carattere, i tuoi talenti, i bisogni che stai ascoltando e gratificando?
Poi chiediti cosa desideri nella vita, perché è così importante per te.
Preparati a far emergere lo scopo della tua vita e a renderti la versione migliore di te stesso.
Una storia vera
Alessia, 42 anni, era frustrata e insoddisfatta quando si è rivolta a me per un percorso di counseling. A suo dire, aveva tutti i motivi per essere contenta e sentirsi realizzata, perché da poco le avevano dato una promozione nell’azienda in cui lavorava, con corrispondente e cospicuo aumento di stipendio.
Eppure, non solo si sentiva scarica e disorientata, ma aveva cominciato a soffrire di disturbi allo stomaco che la costringevano a rimanere a casa, assentandosi dal lavoro.
Nel percorso insieme, indagando i suoi bisogni e i suoi obiettivi, Alessia ha potuto cogliere una convinzione limitante che si era radicata nella testa a partire dall’ infanzia, quando sua madre aveva lasciato il lavoro per dedicarsi alla famiglia, sottolineando questo gesto come un sacrificio d’amore indispensabile per il bene delle figlie.
Alessia aveva due figli, un matrimonio traballante e viveva inconsciamente la promozione lavorativa come un tradimento nei confronti della famiglia che, per lei, aveva un valore fondamentale.
Era bloccata ai suoi bisogni di sicurezza e appartenenza e, non riuscendo a liberarsi di quella convinzione in base alla quale una donna in carriera era incompatibile con una buona madre, si autosabotava, impedendosi l’autorealizzazione.
Alessia si è resa consapevole di questo blocco, ha interrotto la proiezione di quel film disfunzionale allargando la propria mappa del mondo e accogliendo l’idea che una buona madre può anche essere una donna in carriera.
Ha avviato un processo di ristrutturazione del suo matrimonio cambiando atteggiamento e modo di porsi all’interno della famiglia, così il suo mal di stomaco, sintomo di un blocco energetico a livello del terzo chakra Manipura, centro della volontà e della realizzazione personale, si è risolto.
Ha chiesto all’azienda per cui lavora il rispetto degli orari e giorni lavorativi più certi, per potersi dedicare con serenità alla famiglia.
Ora Alessia è tornata ad essere una donna entusiasta e motivata a dare il meglio per realizzare sé stessa.