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Famiglie allargate

L’arte fragile di costruire nuovi intrecci

Famiglie. Fili che legano e diventano legàmi, nastri invisibili che non intrappolano solo se leggeri e sottili, intrecciati per amore, nell’amore. Non esistono famiglie perfette. Per fortuna. Esistono storie che diventano famiglie

Margherita Roncone

La verità è che non è semplice.

È faticoso, complicato, a tratti estenuante.

Ci sono giorni in cui vorresti mollare tutto. E non perché manchi l’amore, ma perché ci sono troppe voci, troppe storie, troppi bisogni che si sovrappongono.

Le famiglie allargate sono un esperimento quotidiano.

Un terreno delicato dove si cammina insieme senza sapere con certezza dove si stia andando.

Eppure, quando funzionano, sono uno dei più grandi atti d’amore che un essere umano possa compiere.

Indice dell’articolo

Portarsi dentro le macerie

C’è sempre qualcosa che è andato in frantumi, prima.

Un sogno che si è interrotto, un progetto familiare naufragato, una ferita che pulsa silenziosamente sotto la pelle.

E finché non elabori quella fine,

finché continui a confrontare il presente con ciò che avrebbe potuto essere,

finché pretendi che il nuovo curi ciò che è rimasto in sospeso,

non puoi costruire nulla che duri.

Ogni nuova casa ha bisogno di fondamenta stabili.

E le fondamenta, stavolta, sei tu.

Come ricorda Virginia Satir, pioniera della terapia familiare:

“I problemi non nascono dalle famiglie che si rompono, ma da ciò che le persone si portano dentro quando cercano di ricostruirle.”


Non sostituire, ma intrecciare

Quando entri in una famiglia che esiste già, non entri in una pagina bianca, ma in una storia già scritta. I figli che incontri, magari ancora piccoli, magari già adolescenti, portano con sé mondi che non ti appartengono: ricordi, abitudini, ferite, legami con un altro genitore che resta, anche se vive diversamente il tempo con loro.

E tu lo sai: non puoi e non vuoi sostituire nessuno.

Accogliere figli non tuoi significa riconoscere il loro passato e il loro presente, senza volerlo cancellare. Ma è anche vero che, a poco a poco, attraverso la quotidianità condivisa, i pasti taciturni o pieni di chiacchiere, le scarpe da ritrovare al volo, una carezza prima di dormire, quel legame si costruisce, spesso in silenzio, spesso senza proclami. E quei figli diventano un po’ tuoi, in un modo tutto loro, tutto vostro. Anche se la loro storia affonda altrove.

Ed è proprio lì la bellezza e la sfida: nel non avere bisogno di cancellare per poter creare.

Senza mettere da parte chi sei, i tuoi valori, la tua idea di famiglia, il tuo modo unico di stare in relazione. 

La convivenza vera non nasce da rinunce, ma da ponti costruiti con pazienza, da un linguaggio emotivo che sappia tenere insieme le differenze. Serve un terreno comune in cui tutti possano sentirsi a casa, radicarsi anche nella diversità. 

È un equilibrio fragile, spesso invisibile agli occhi degli altri, che si gioca ogni giorno tra presenza e discrezione, tra premura e rispetto, tra confine e cura.

Come adulti, siamo chiamati a fare spazio. A non prendere tutto, ma a offrire senza invadere, a custodire senza esigere.

La psicologa danese Jesper Juul lo dice con lucidità:

“Nelle famiglie ricomposte, i figli non devono scegliere tra due mondi. Devono imparare a viverli entrambi senza sentirsi in colpa. E questo è possibile solo se gli adulti lo permettono.”

È un atto di grande maturità: non chiedere amore esclusivo, ma lasciare che si moltiplichi. Non pretendere un posto, ma meritarlo giorno dopo giorno, imparando a intrecciare i passi, le dita, i cuori.

Intrecciare è un verbo generativo. Non porta via nulla, aggiunge. È come innestare un ramo su un tronco già cresciuto: se lo fai con rispetto, pazienza e luce, anche quell’innesto può fiorire.

E allora sì, si può essere famiglia anche così.

Una famiglia non perfetta, ma possibile.

Una famiglia dove l’amore non ha bisogno di somiglianze per diventare reale.

In cui quei figli che accogli nella tua vita, anche se non li hai partoriti o generati,

sono un po’ tuoi, lo diventano a poco a poco, attraverso i gesti quotidiani, le parole, i silenzi.


La nuova coppia come porto, non rifugio

La famiglia precedente era forse diventata una gabbia troppo stretta.

Ma questa nuova unione può diventare un porto:

un luogo da cui partire per scoprire le tue terre nascoste, le parti di te che ancora non conoscevi.

Quelle più selvagge, autentiche, vive.

L’altro non è lì per salvarti.

È lì per camminare con te, se tu sei disposto a camminare da solo quando serve.

Soltanto se sei intero, puoi davvero costruire qualcosa di nuovo.

Come afferma Esther Perel:

“L’amore oggi non è un bisogno, ma una scelta tra due persone intere.”


Un amore senza confini

Le famiglie allargate non sono sistemi perfetti.

Sono organismi viventi, caotici, pieni di contraddizioni.

Richiedono ascolto, pazienza, rinegoziazione continua.

Funzionano solo se chi le abita ha il coraggio di guardarsi dentro.

Di tenere insieme testa e cuore.

Di ricordare ogni giorno che nessuno può crescere davvero se non si sente visto, riconosciuto, accolto.

E soprattutto, funzionano se gli adulti smettono di chiedere ai figli di “adattarsi”

e iniziano invece a costruire con loro spazi di verità,

dove anche il conflitto può diventare occasione di crescita.

“Non serve essere perfetti, ma autentici”,

dice Donald Winnicott.

E la famiglia allargata, quando funziona, è proprio questo:

una palestra d’amore imperfetto, ma profondamente umano.


Storie che diventano famiglie

Potresti pensare che la tua sia semplicemente una “nuova famiglia”.

O una “famiglia allargata”.

Ma in realtà è molto di più: è un intreccio di mondi, di storie, di radici diverse che provano ogni giorno a trovare un ritmo comune.

In questo intreccio, tu sei importante.

Hai diritto a portare la tua voce, il tuo sentire, la tua visione dell’amore e della convivenza.

Perché se ci metti cuore e autenticità, anche gli altri si sentiranno liberi di esserci davvero.

Una famiglia — qualunque sia la sua forma — nasce e si rinnova ogni giorno

quando le persone che la abitano si danno il permesso di essere sé stesse,

e insieme offrono agli altri lo spazio per diventare la meraviglia che sono,

senza pretese, senza paragoni, senza dover somigliare a vuoti stereotipi.

Essere famiglia, oggi, significa camminare con rispetto e fiducia,

lasciando che il passato insegni,

che il presente nutra,

e che il futuro possa accadere,

libero da copioni già scritti.


Costruire nuovi legami richiede verità, rispetto e pazienza. Ma il primo passo è dentro di te.
Con il percorso Trova il tuo valore puoi rafforzare le tue radici interiori, accogliere le tue ferite e imparare a creare legami autentici e profondi, anche nelle situazioni più complesse.

Famiglia è dove puoi essere te stesso. Inizia da lì.
Scopri il tuo valore e portalo nelle tue relazioni.

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