“Crescere è un’avventura. È cogliere il senso delle cose che accadono, senza subirle, ma colorandole di nuovo significato. Vuol dire cercare con coraggio sé stessi, la propria voce, la propria strada, tra milioni di voci e infinite strade da percorrere”.
Margherita Roncone
Indice dell’articolo
- La musica del tuo cuore
- La soffitta della tua anima
- Le note che hai ereditato
- Il carillon del tuo passato
- La scelta di risalire
- Ascolta la tua melodia autentica
- Un’armonia tutta tua
La musica del tuo cuore
È complicato fidarsi di sé stessi e degli altri dopo essere stati traditi, feriti, non visti tante volte. O non sentire addosso il peso schiacciante dell’ansia da prestazione, del non sentirsi abbastanza, se il carico di aspettative su di noi è stato greve. È come se nel tuo cuore ci fosse un carillon con una musica distorta.
Magari tu non la percepisci così, stonata, eppure copre ogni altro suono, la tua stessa voce. E la tua anima, invece, chiede di esprimersi, per la meravigliosa orchestra che è.
La musica di quel carillon è formata da tutte le note che hai ascoltato e memorizzato nella tua famiglia di origine. Perché è lì che hai formato le tue prime opinioni sul mondo e su di te. Tu non sei nato insicuro, la tua è una difesa. Non sei nato “rotto”, è soltanto una difesa. Non sei nato ansioso, incapace, ferito, ti sei semplicemente difeso.
Da cosa ci difendiamo? Da adulti ci difendiamo dal dolore provato da bambini.
La soffitta della tua anima
Hai deciso di entrare in quella soffitta, piena di scatoloni e giochi di quando eri bambino. È stato un segnale improvviso, qualcosa ti stava chiamando. Un suono, una musica lieve. Poi lo vedi. Nascosto da uno strato di polvere e ragnatele c’è un piccolo carillon. Lo rigiri tra le mani, eliminando lo sporco accumulato. Si inceppa. Provi a dargli più carica, la musica riparte e provoca in te sensazioni familiari, che non sai decifrare.
Le note che hai ereditato
Le persone che si sono prese cura di te fin dalla nascita hanno contribuito in modo determinante al formarsi delle tue difese. Senza volerlo, senza saperlo, guidati dalle migliori intenzioni. Hanno cambiato la melodia pura e armoniosa del tuo cuore, sulla base delle loro convinzioni, delle loro ferite, della modalità in cui sono stati a loro volta cresciuti. E al loro modo di prendersi cura di te, tu hai dovuto reagire.
Tu sei le strategie che hai trovato per farti amare e per poter continuare ad amare i tuoi genitori. Per sopravvivere.
Cosa significa questo per te, per la tua vita di adulto?
Ti racconto di me, per farti un esempio concreto, di vita vissuta. Ricordo molto bene che, quando ero piccola, entravo in una sorta di eccitazione, che oggi so benissimo trattavasi di ansia, quando doveva rincasare dal lavoro mio padre.
Non sapevo mai di che umore sarebbe stato. Così, sistematicamente, quando sentivo la chiave girare nella serratura, gli correvo incontro, mi arpionavo alla sua gamba, sollevavo sui suoi occhi un sorriso radioso, per quanto fosse incerto, e speravo. Desideravo con tutta me stessa che stesse bene. Desideravo con tutta me stessa farlo stare bene.
Ma se rincasava con l’umore nero, a nulla valevano le mie moine di bambina, i miei disegni in cui lui era il sole, i compiti fatti per bene, le mani pulite, le parole contate, a modo. E mi sentivo persa, senza controllo, in pericolo e incapace.
Questo mi ha portata, da adulta, a farmi carico del mondo emotivo di chi entrava in relazione con me. Io volevo renderlo felice. Potevo salvarlo da sé stesso. Avrei dato tutta me stessa per farlo stare bene. In cambio chiedevo la dedizione che mio padre non aveva avuto per me.
Per questo, avevo bisogno di pesare e controllare tutto: ogni sguardo, ogni gesto, ogni possibile attenzione data a qualcos’altro, a qualcun’altra. L’impegno che profondevo per rendere felice chi mi era accanto, era lo stesso che impiegavo per rendere vigilante me. Ma nessun rapporto sopravvive a questa specie di ricatto emotivo, nessuna relazione può crescere sulla base dei bisogni irrisolti.
All’improvviso la piccola finestra che si affaccia sul cielo si spalanca. Tu sei rapito dalla musica che proviene dal carillon e non te ne accorgi. Un alito di vento ti raggiunge e soffia sui ricordi. Quella volta in cui ti hanno detto che non capivi niente. La musica si fa più forte. Quel giorno in cui ti hanno rimproverato perché piangevi. Il carillon continua a suonare. Quell’abbraccio non dato, il senso di impotenza e di vuoto.
Il carillon del tuo passato
Le strategie di sopravvivenza disfunzionali che metti in atto tutti i giorni da adulto sono state create per sopperire a un pericolo, una minaccia del tuo piccolo mondo di bambino. Il reiterarsi del pericolo, o comunque della sensazione di non essere al sicuro, ha irrigidito le tue difese, fino a renderle automatiche e inconsce. Il tuo Sé frammentato nei bisogni non soddisfatti del bambino che eri cerca di ricomporsi con strategie disfunzionali, per saziare quella fame ferma nel passato e ancora presente.
Ti sei programmato sulla base di come le figure accudenti hanno risposto alle tue esigenze. A cominciare dalla primissima infanzia ti sono state trasmesse le informazioni che hanno plasmato il tuo modo di rispondere a ciò che accade oggi: le tue scelte, gli autosabotaggi, il procrastinare, le reazioni emotive. Cosa puoi fare?
La scelta di risalire
Io ho dovuto fare esperienza e cadere più volte prima di comprendere. Ho scelto partner che avevano bisogno di me, irrisolti, fragili, con tratti marcati di narcisismo malato, prima di decidermi a incontrare me stessa. Ho accumulato così tanto senso di colpa e di inadeguatezza da non riuscire più a vedere dove stessi andando.
Poi, una caduta più forte delle altre mi ha fatto toccare il fondo. E da lì potevo scegliere: soccombere e restare per terra o incominciare a risalire.
Il carillon si è inceppato. Provi a dargli nuova corda ma non funziona. Nel silenzio della soffitta arrivano nuovi suoni: il canto delle rondini fuori dalla finestra, il vento che soffia leggero, voci lontane. E, più forte di ogni altro suono, senti il battito del tuo cuore. Porti una mano al petto, il respiro si dilata.
Ascolta la tua melodia autentica
È necessario osservare e comprendere come funzionano le tue specifiche dinamiche interne. Le TUE. Devi fermare quel carillon. Scoprire i suoi ingranaggi per comprendere che è stato creato grazie alle dinamiche del primo cerchio delle tue relazioni. Non sei tu a suonare, non è tua quella musica. Tutto ciò che hai fatto è stato mantenere in vita quel suono, dare corda a quel carillon, per proteggerti.
Adesso che comprendi come funzionano le tue difese puoi accettarti, per lasciare andare, senza giudizio, ciò che ti ha fatto sentire così: non visto, incapace, troppo responsabile, non meritevole, affamato, in colpa.
Ora puoi scegliere la tua melodia, l’unica che appartiene al tuo cuore.
Un’armonia tutta tua
La tua mano sul petto, il sorriso sulle labbra. Il carillon ormai spento è un ricordo lontano. Sei qui, adesso. Ti guardi intorno con una nuova luce negli occhi. Ti senti leggero, grato. E, dal profondo, senti salire una nuova musica, un’armonia bellissima, tutta per te.
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