“Ricorda: la vita è fatta di attimi. Non aver fretta di passare al momento successivo, stai con ciò che c’è, nel tuo adesso. E danza, semplicemente danza. Come fa il giovane albero col vento. Non gli si oppone, ma si lascia accarezzare, scuotere, sfiorare. Perché opporsi vuol dire sprecare energia inutilmente, fino a spezzarsi.
Margherita Roncone
L’ansia è un’emozione adattiva: ha lo scopo di allertare l’individuo per permettergli di reagire ad un evento percepito come pericoloso. È necessaria per la nostra sopravvivenza. Questo, però, a patto che non diventi patologica: in questo caso l’ansia disturba il funzionamento psichico, provocando una serie di sintomi somatici e cognitivi.
Trattandosi di una emozione di allarme, si innesca in presenza di stimoli percepiti come minacciosi, che possono essere reali o immaginari. La minaccia può essere situata nella realtà esterna, a partire da ogni situazione impegnativa sulla quale non abbiamo il pieno controllo, oppure nel mondo interno, prendendo la forma della sensazione di essere giudicati, incapaci, o dell’abbandono, per fare alcuni esempi.
Quando gli stati di ansia diventano intensi e persistenti, intaccano negativamente lo stile di vita di chi li prova, fino a bloccare l’individuo nel suo disagio. Sono molte le persone che, soffrendo di crisi d’ansia, rinunciano a buona parte della loro vita sociale, per evitare di essere colti da un attacco improvviso quando sono in compagnia di qualcuno.
Cosa fare per riprendersi la propria vita?
Indice
Evitamento
L’evitamento è una strategia difensiva tipica dei disturbi d’ansia: quando una situazione, interna o esterna, ci provoca emozioni negative, cerchiamo di evitarla, scappando.
Certo, a tutti può essere capitato di mettere in atto un comportamento evitante, se messi di fronte ad una esperienza ritenuta pericolosa. In questo caso, però, la sua funzione è adattiva e protettiva.
L’evitamento diventa una strategia disfunzionale e dannosa quando la mettiamo in atto tutte le volte che, in preda all’ansia, convalidiamo lo scenario apocalittico che ci creiamo nella testa e fuggiamo.
In questi casi, infatti, più eviteremo le situazioni, più ci sentiremo incapaci di affrontarle, e questo rinforzerà la convinzione di non essere in grado di metterci in gioco.
Da principio evitare fornisce un momentaneo sollievo, ma è come intorpidire l’ansia che, alla prima occasione si ripresenterà, accresciuta. Il meccanismo dell’evitamento va compreso senza giudizio: se ci sorprendiamo a scappare da una situazione che ci spaventa e puntiamo il dito contro il nostro comportamento, non facciamo altro che peggiorare la situazione.
Quello che dobbiamo fare è capire cosa ha provocato la nostra ansia, ascoltarci sospendendo ogni critica. Alla radice dell’evitamento, infatti, c’è una mancanza di fiducia in sé stessi e negli altri.
Accogli l’ansia
Può esserci dunque un modo per interrompere il circolo vizioso a cui dà origine l’evitamento? La prima cosa da fare, come scritto nel paragrafo precedente, è domandarsi cosa ha provocato il nostro stato ansioso. E poi?
Certo così l’ansia non scompare miracolosamente e la tentazione di evitare si ripresenterà. È indispensabile cambiare atteggiamento nei confronti dell’ansia.
Possiamo pensare all’ansia come al frutto di un’alterazione chimica che si scatena in noi a seguito di determinati stimoli: in questo caso saremo tentati di risponderle come si fa per qualsiasi sintomo di natura fisica, con un farmaco.
Possiamo concepire l’ansia come un difetto, qualcosa di sbagliato che probabilmente abbiamo ereditato: in questo modo la trasformeremo in uno stigma da subire, con poche chances di liberarcene.
Oppure possiamo pensare all’ansia come alla nostra energia interna, vitale, che viene bloccata.
Immagina di essere al mare, in acqua fino al bacino, e di avere tra le mani una palla, del colore che più ti piace. Stai spingendo la palla sott’acqua e senti di non poterla lasciare uscire, devi continuare a trattenerla nel mare. Man mano che il tempo passa, le tue forze diminuiscono e devi fare sempre più pressione. Fino a quando non sarai esausto e la forza esercitata dalla palla per uscire dall’acqua sarà ingovernabile: esploderà all’esterno nonostante ogni altro tuo tentativo di bloccarla.
È questo che accade quando inibiamo la nostra energia interiore: ci stanchiamo nel tentativo di ostruirla perché la temiamo, ma lei vuole essere vista e ascoltata e non può far altro che esplodere in attacchi di ansia per poter emergere.
Incomincia a pensare all’ansia come a una voce interiore, che ti chiama perché tu possa liberare e poi godere della tua grande energia interna, profonda.
Pensaci: non sarebbe molto meglio giocare in acqua con quella palla anziché affannarsi nell’inutile tentativo di trattenerla?
Fissa un appuntamento con l’ansia: esercizio.
Se l’ansia è la voce della tua interiorità che ti chiama per mettere in discussione la tua vita, per riportarti alla tua vera natura, allora l’unica cosa da fare è ascoltarla.
Prendendo spunto dalla tecnica di Borkovec, potresti darle un appuntamento.
Anziché ostacolarla, come spesso tentiamo di fare, scegli di accoglierla e darle del tempo: le dai modo di parlare, al posto di zittirla, e dopo aver colto il messaggio, puoi mandarla via.
Come?
- Fissa un appuntamento, per esempio nel pomeriggio dalle 15 alle 15.30
- Trova un posto tranquillo, in cui ti senti a tuo agio
- In quella mezz’ora scatena tutti i pensieri che ti portano ad avvertire ansia, con le conseguenti emozioni, percepisci le sensazioni che arrivano.
- Accoglila: in quale parte del corpo la senti? Porta la mano dove percepisci la sua forza e dille che l’ascolti, non la combatti, ma stai con lei.
- Respira e prova ad aumentare l’intensità di ciò che senti sotto la tua mano.
- Se puoi aumentarla puoi diminuirla, continuando a respirare.
- Lascia che la sensazione che avverti si disperda lentamente con il tuo respiro: ora concentrati sull’aria che entra ed esce dal naso…
In questo modo hai abbracciato la tua energia profonda, le hai dato modo di esprimersi senza bloccarla. Quando il tuo appuntamento sarà terminato, appunta su un diario l’esperienza vissuta: i pensieri, le emozioni e le nuove sensazioni che affiorano.
Guarire: torna a te stesso
Quando abbracci la tua ansia incontri te stesso. Ora domandati: quali sono i tuoi lati migliori? Quali sono i tuoi talenti? Per poter guarire hai bisogno di riconoscere le tue potenzialità, hai bisogno di credere in te.
I ricercatori George Land e Beth Jarman hanno dimostrato che il 98 per cento dei bambini ha le caratteristiche di un genio creativo, caratteristiche che scompaiono all’avvicinarsi dell’età adulta, a causa del sistema scolastico, responsabile della omologazione dei ragazzi.
Soltanto il 2 per cento degli adulti, infatti, riesce a mantenere quei livelli di creatività. Tutti abbiamo enormi potenzialità, ma le abbiamo dimenticate.
Per poter guarire dall’ansia dobbiamo ascoltare la sua voce e lasciare che ci conduca nella nostra personalità profonda; per incamminarci verso la felicità dobbiamo ritrovare le nostre potenzialità, in modo da esprimere le parti migliori di noi stessi, le virtù dell’anima.
Allora guardati con occhi nuovi, liberati dagli schemi sociali che vogliono ingabbiarti: riscopri la tua bellezza interiore, nascosta sotto strati di paure e condizionamenti.
E poi realizza le tue potenzialità. La parola realizzare ha due significati: capire e rendere concreto.
Dopo aver capito quali sono i tuoi talenti, impegnati per renderli concreti, agisci e finalmente vivi!
Se ti riconosci in queste parole e senti che è il momento di iniziare un percorso verso la tua crescita personale, sono qui per accompagnarti. Il programma “Trova il tuo valore” ti offre gli strumenti per riscoprire chi sei e vivere una vita più autentica e appagante.
🌟 Clicca qui per scoprire i pacchetti o contattami per avere maggiori informazioni. Ogni grande cambiamento inizia con un primo passo, fallo insieme a me!