Come gestire l’ansia
Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura
Simonetta Migliorini
La paura, insieme a gioia, rabbia e tristezza, è una delle emozioni fondamentali degli esseri viventi: serve per sopravvivere, perché ci allerta e ci protegge dai pericoli.
Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire, piani d’azione dei quali ci ha dotato l’evoluzione per gestire, in tempo reale, le emergenze della vita. L’etimo stesso della parola emozione deriva dal verbo latino moveo, muovere, con l’aggiunta del prefisso e-, movimento da.
Questo sta ad indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire, e ognuna di esse ha un ruolo unico, rivelato dalle sue caratteristiche biologiche distintive.
Nel caso della paura, quello che ci accade è facilmente visibile: mentre il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, ad esempio quelli delle gambe, rendendo così più facile la fuga, il volto impallidisce, perché momentaneamente meno irrorato.
Allo stesso tempo, il corpo si immobilizza, come congelato, anche solo per pochi attimi, quasi a valutare se convenga maggiormente la fuga o nascondersi. I circuiti dei centri neuronali preposti alla regolazione della vita emotiva scatenano un flusso di ormoni che mette l’organismo in uno stato di allerta e fissa l’attenzione sulla minaccia avvertita, per poter scegliere la risposta migliore.
Senza paura, dunque, saremmo meno capaci di reagire agli eventi della vita, più vulnerabili e quindi esposti alle situazioni di pericolo.
Se osserviamo i bambini e gli animali, possiamo notare come la loro risposta istintiva, in caso di paura, sia immediata e direttamente collegata alla causa da cui scaturisce. Da adulti, però, abbiamo imparato a complicarci la vita e, a trasformare questa emozione fondamentale, in pane quotidiano.
In questo articolo ti invito a conoscere meglio la paura e a trasformarla, da scomoda compagna di vita, in un seme del cambiamento, perché tu possa sbocciare.
Indice dell’articolo
- Che cos’è la paura
- Le facce della paura
- Dalla paura all’ansia
- Come affrontare un attacco di ansia
- Incontra te stesso: fiorisci!
Che cos’è la paura
Come già detto, quando si prova paura si innescano dei cambiamenti sia fisici che psicologici. A livello corporeo si possono sperimentare bocca secca, pallore, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, sudorazione fredda, motilità intestinale; si attiva la produzione dell’ormone adrenalina che ci prepara all’azione. Le principali risposte alla paura sono: fuga, immobilizzazione o attacco.
- La fuga ha a che fare con l’evitamento: è la risposta di chi, temendo una situazione, se ne allontana, cercando appunto di evitarla. Il rischio di questa reazione è quello di non risolvere il problema, ma di spostarlo semplicemente nel tempo, con un conseguente aumento della sfiducia in sé stessi e nelle proprie capacità di far fronte al pericolo percepito.
- L’immobilizzazione blocca l’individuo e, se in alcuni casi può essere vantaggiosa, si pensi all’uomo primitivo che in questo modo cercava di non farsi vedere dal predatore, può diventare una strategia disfunzionale quando l’evento da fronteggiare ci congela in uno stato di incapacità e rinuncia.
- Infine l’attacco, è la reazione che spinge ad affrontare l’ostacolo con l’intento di superarlo.
Ciascuno ha il proprio modo per affrontare la paura, ma, spesso, la reazione che ha imparato ad adottare nel corso degli anni e davanti alle inevitabili sfide della vita, non è esattamente la migliore. Proprio per questo, la paura, da possibile alleata, si trasforma in scomoda compagna.
Ti propongo alcune domande, in modo che tu possa riconoscere come reagisci quando provi questa emozione:
- Sai stare con le sensazioni del tuo corpo quando hai paura?
- Sai usare l’energia della paura per spingerti a dare il meglio di te?
Le facce della paura
le emozioni quotidiane che proviamo sono l’evoluzione adulta di paure infantili: fanno parte dello sviluppo di crescita di ciascuno. Possiamo dire che le paure nascono con noi, fanno parte dello stadio evolutivo che stiamo attraversando e il loro superamento riveste un ruolo fondamentale nel nostro sviluppo.
Quando nasciamo, ognuno di noi sperimenta la paura di essere abbandonato dalla madre, perché la nostra esistenza dipende interamente da lei.
Crescendo, diventiamo gradualmente autonomi e attenuiamo, fino a superarlo, questo timore. In alcuni casi, però, questa paura non viene elaborata e diventa, da adulti, un grande ostacolo nelle relazioni, trasformandosi in dipendenza affettiva.
Verso i nove mesi compare la paura dell’estraneo, per poi, più avanti con l’età, presentarsi sotto forma di timori relativi al proprio stato sociale, nella interazione con l’altro: la scuola, gli amici.
Subentrano infine, le manifestazioni di angoscia rivolte all’ignoto, all’incerto, alla solitudine. Questo processo è naturale e accomuna ogni essere umano, ma i modi per affrontare e superare questi legittimi timori sono i più disparati.
Quando una paura, in una qualsiasi tappa della nostra crescita, si cristallizza, può trasformarsi nella più potente delle paure: quella verso noi stessi. Un esempio può essere tratto dalla mia storia personale.
Quando ero bambina, avevo paura del buio. Così tanta, da sviluppare una vera e propria angoscia: a volte rimanevo sveglia per buona parte della notte, con gli occhi sbarrati, cercando di non muovermi. Ero convinta che, sotto il mio letto, abitasse un’intera famiglia di fantasmi.
Sono stata educata secondo i canoni di una famiglia tipicamente cattolica: con il timore per l’uomo nero, i sensi di colpa a nutrire il dovere di essere gentile, buona e brava, nessuna zona d’ombra, in modo da tenere ben distinti gli angeli (a cui dovevo assomigliare), dai demoni.
Quando sono cresciuta, quel timore infantile non elaborato è diventato la paura di non essere all’altezza, di deludere, di essere sbagliata e di fare cose sbagliate.
Ho impiegato buona parte della mia infanzia a cercare di essere “angelo” e a tenere ben segregati i miei demoni sotto il letto. Ho capito solo molto più tardi che in realtà quella innocente paura infantile, si era trasformata nella più insidiosa delle paure: quella di essere me stessa.
Sono tornata a prendere per mano la bambina che ero, per insegnarle che i mostri di cui aveva così tanto paura, erano parti di lei che aveva imparato a nascondere, ma che potevano insegnarle tanto. Dal buio in cui avevo congelato le mie imperfezioni, temendole, è arrivata una lama sottile di luce, che mi ha permesso di riconoscermi.
E tu hai mai pensato che, a partire dalla paura di essere te stesso, puoi incominciare a conoscerti davvero?
Ti dai il permesso di accogliere la tua ombra e i demoni che la abitano?
Dalla paura all’ansia
Ansia e paura hanno lo stesso interruttore nel cervello, sono codificate nella medesima area cerebrale, ma le ragioni per cui si manifestano sono diverse. L’ansia si scatena, infatti, quando si effettuano previsioni negative e spiacevoli su eventi futuri, percepiti come importanti e sui quali non si ha il controllo.
Anche in questo caso ci sono una serie di modificazioni fisiologiche simili alla quelli della paura: mancanza di respiro, inappetenza, giramenti di testa, senso di confusione, costrizione al torace, e così via.
Ma non è tanto quello che succede al nostro corpo a intrappolarci nei meccanismi dell’ansia, bensì quello che succede alla nostra mente, a livello psicologico. Talvolta è facile individuare il motivo per cui l’ansia sta bussando alla nostra porta: un nuovo lavoro, un esame difficile, un primo appuntamento, una gara sportiva.
In questi casi gestire l’ansia è più semplice, dando per scontato che ci sia quella sana consapevolezza che ci permette di riconoscerla, per poter cercare poi le strategie giuste in modo da affrontarla. Da soli o con l’aiuto di un esperto.
Ma cosa succede quando l’ansia arriva e non è direttamente collegata ad un motivo, una situazione, un perché? Qui le cose si complicano. In questi casi è fondamentale rivolgersi ad un professionista che ci avvierà in un percorso esplorativo per trovare la causa del nostro malessere.
Questo perché l’ansia non è un’emozione, ma è la copertura di una emozione. Dietro l’ansia ci sono una o più emozioni che non hanno modo di essere ascoltate o comprese. È la strategia che la tua mente ha trovato per fare in modo che tu non perda per strada pezzi di te. Quindi, anche in questo caso, l’ansia non va vissuta come una nemica.
Certo, le sensazioni che ci fa provare non sono piacevoli e, spesso, da soli non possiamo capire il motivo per il quale è comparsa nella nostra vita. Eppure può diventare un’alleata per noi: la grande possibilità di comprenderci nel profondo, per elaborare emozioni che si sono cristallizzate dentro di noi e ci impediscono di evolvere.
Come affrontare un attacco di ansia
Fatte le dovute premesse sull’importanza di rivolgersi ad una figura professionale che possa aiutarti a comprendere e gestire l’ansia, di seguito ti propongo alcune piccole strategie utilizzabili quando ti senti sopraffatto.
- Concentrati su di te, non pensare al resto, non preoccuparti di ciò che ti accade intorno. Che sia una gara, una cena, una giornata lavorativa, non importa: la tua testa e il tuo corpo stanno cercando di dirti qualcosa
- Cerca di pensare che quella sensazione ha una durata, ha una fine. Di lì a poco starai bene
- Rispetta i tuoi tempi e le tue sensazioni. Non forzarti a fare cose che non vuoi fare se sei in uno stato di tensione e di allerta. Ascoltati
- Concentrati sul respiro, sull’aria che entra ed esce dal naso
- Connettiti col tuo corpo. Tocca qualcosa, concentrati sulla sensazione che arriva dal contatto
- Non giudicarti quando il malessere sarà passato. È un’occasione per te per capire cosa ti sta accadendo
Incontra te stesso: fiorisci!
Ogni emozione che provi è una tappa del processo che ti fa diventare chi sei. Ogni sintomo che ti viene a trovare è un racconto del tuo corpo e della tua psiche sulla meraviglia che sei chiamato ad essere. Ascolta la paura, dai voce alla tua ansia: riconoscile ed esprimile, chiedi aiuto se non riesci a farlo da solo.
Incontro spesso persone bloccate nell’incapacità di trasformare i propri stati emotivi in risorse. Molte volte è la paura del cambiamento a tenerle in ostaggio, insieme al bisogno di controllare la loro vita. Quello che faccio è invitarle a compiere un viaggio, partendo da sé stesse per ritornare a sé stesse.
Vuoi incamminarti con TE?
Torna a prenderti per mano: chi sei tu davvero? Hai cristallizzato paure antiche che ti impediscono di procedere con leggerezza e libertà? Hai imparato a temere te stesso, bloccandoti in ruoli e maschere, che ti danno una falsa sicurezza ma che finiscono per farti temere la tua stessa ombra? Hai fagogitato le aspettative su di te, le richieste di perfezione, il bisogno di certezze assolute, trasformandoli in nutrimento per l’ansia?
Tutti abbiamo delle paure, piccole o grandi ansie che in genere tendiamo a nascondere e soffocare. Ma è proprio quando riconosciamo, comprendiamo e accettiamo le nostre imperfezioni e le nostre debolezze, quando smettiamo di voler essere come gli altri si aspettano, quando non cerchiamo di essere perfetti, ma semplicemente e profondamente noi stessi, ecco, è allora che la nostra vita incomincia ad essere davvero nostra.
Nella paura c’è il seme del cambiamento.
Cosa stai aspettando? Preparati a fiorire!