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Dimmi come parli e ti dirò chi sei: il potere delle parole

Freud affermava: “E’ impossibile conoscere gli uomini senza conoscere la forza delle parole”. L’uomo si differenzia dalle altre specie proprio per l’uso della parola: per poter identificare oggetti e persone, per dare un nome ai sentimenti, per dare un senso a ciò che tali sentimenti producono in lui.

Gli antichi sapevano che la vita chiede di essere vissuta in pienezza e in dignità, prima di tutto attraverso le parole per nominarla. Credevano fermamente che ci fosse perfetta coincidenza tra significante e significato, tra nome e realtà, grazie al potere creativo del linguaggio: se una cosa non aveva un nome o non veniva pronunciata, allora di fatto non esisteva.

Oggi sappiamo che “non dire” non significa che qualcosa non esista o non sia accaduta, ma che, senza nome e senza parole, non è qui, hic et nunc tra noi: è vuoto. 

Di quante conversazioni piene di “non dire” siamo capaci? Quanto non diciamo di noi, nascondendoci dietro parole vuote, senza significato? E quanto invece diciamo attraverso il corpo, lasciando che comunichi per noi?

Probabilmente non ci rendiamo conto che ci sono delle conseguenze insite in ciò che scegliamo di essere attraverso le nostre parole: la vita che conduciamo, le persone che attraiamo, i sintomi che manifestiamo.

Ognuno di noi è le parole che sceglie: conoscerne il significato e saperle usare nel modo giusto ci dà un potere enorme, forse il più grande di tutti.

Ognuno di noi è anche le parole che ascolta: se da bambini ci hanno detto che siamo dei buoni a nulla, incapaci, cattivi, tenderemo a credere a quelle parole e a realizzarle, come una profezia.

Diventa fondamentale, quindi, renderci consapevoli dei lemmi che usiamo, ma anche di quelli che ci vengono rivolti, in modo da non subire la loro forza, ma usarla a nostro vantaggio, per vivere pienamente la nostra vita.

Indice

Abracadabra

Questa frase magica, abracadabra, ha un’origine misteriosa, mistica. Secondo molti deriva dall’aramaico “Avrah KaDabra”, che significa “io creo mentre parlo”. 

Le parole che usiamo per raccontare la nostra realtà non hanno semplicemente una funzione descrittiva, ma un vero e proprio potere creativo: ogni parola che leggiamo, pensiamo o ascoltiamo produce incantesimi, alcuni positivi, altri negativi.

Abracadabra dovrebbe essere un continuo memento per noi, perché ci ricordi a scegliere con cura le parole che ci diciamo e che rivolgiamo agli altri, creando la nostra realtà. 

Quando il nostro dialogo interno è negativo e ci diciamo di continuo cose brutte sul nostro conto, stiamo utilizzando in modo disfunzionale il potere creativo della parola. Allo stesso modo, quando ci rivolgiamo alle persone a noi vicine con frasi screditanti, depotenzianti, stiamo creando per loro una realtà misera.

Non solo. Ogni volta che incominciamo un discorso con parole che mettono in dubbio ciò che stiamo per asserire, non facciamo altro che limitare fortemente il nostro dire. Pensate alle volte in cui si apre un dialogo con: “Non so” o con “Non vorrei dire una cosa sbagliata” o ancora con “Non credo sia importante, ma…”

Allora, abracadabra! incomincia a rendere magica la tua vita.

Le parole curano

La crescita personale è un processo che si compie innanzi tutto a livello linguistico. Non posso pensare di poter mettere in atto i cambiamenti necessari per la mia evoluzione, se non incomincio a crescere in termini di abilità linguistica (conosco molte parole e le utilizzo in modo deliberato per ottenere gli effetti che desidero) e in termini di consapevolezza linguistica (so qual è il senso profondo delle parole che uso). In questo modo le parole diventano uno strumento potente per esprimere il nostro mondo interiore e per cambiarlo dall’interno.

Esiste sempre una stretta correlazione tra il modo in cui parliamo e il modo in cui stiamo, e, ancora oltre, esiste una correlazione profonda tra ciò che diciamo a noi stessi, attraverso un pensiero che si trasforma in emozione, e i disagi manifestati nel corpo.

Trasformare quei pensieri e quelle emozioni in parole che sciolgano il blocco energetico, può aiutarci a guarire. Secondo la Medicina Tradizionale Cinese le emozioni di base sono cinque: rabbia, gioia, preoccupazione, tristezza e paura; se sono sperimentate pienamente siamo in salute, quando invece le tratteniamo, alimentiamo disagio e malessere.

Poiché noi siamo le parole che usiamo, è possibile risalire a un blocco emozionale anche dalle parole che utilizziamo più spesso. E poiché noi diventiamo le parole che scegliamo, possiamo cambiare il nostro dire, in modo da scegliere parole che aiutino il cervello a programmarsi diversamente, fino a sbloccare pensieri ed emozioni. 

Di seguito espongo le emozioni sopra elencate con alcune parole che alimentano il blocco e le parole che possono scioglierlo. 

  • La rabbia è legata al rispetto di noi stessi, al nostro impegno, al modo in cui veniamo trattati dagli altri. Quando tolleriamo cose che non ci piacciono o non ci opponiamo a situazioni che ci soffocano, questa emozione viene bloccata. Le parole che utilizziamo più spesso sono: fermo, duro, non posso, acido, stretto, chiuso, bloccato. Le parole che curano in questo caso sono: permesso, posso, fare, agire, cominciare, rispetto, capace.
  • La gioia è connessa al piacere di essere sé stessi, alla libertà di sperimentarsi con leggerezza e sentendosi a proprio agio. Quando manca, le parole più spesso utilizzate sono: sul serio, disagio, verità, confuso, non riesco, imbarazzo, inutile. Le parole da utilizzare e che curano sono: sincero, leggero, cuore, sorriso, tranquillità, semplicità.
  • La preoccupazione ha a che fare al sentire di avere troppe responsabilità e con il bisogno di aiuto. Chi vive disagi collegati a questa emozione usa spesso parole come: conflitto, paura, ansia, pesante, difficoltà, dubbio, indecisione, non so, dovrei, e se poi, scelte. Le parole che curano sono: leggero, un passo alla volta, respiro, calma, bene, azione, posso, liberamente.
  • La tristezza, secondo la Medicina Tradizionale Cinese, è legata al nostro ruolo, all’equilibrio tra la parte maschile e femminile presente in ognuno di noi. Le persone ferme in questa emozione utilizzano parole come: triste, vuoto, bisogno, fuori posto, spento, disagio. le parole che curano diventano: ossigeno, pienezza, equilibrio, stabilità, completo, serenità, respiro, darsi il permesso.
  • La paura è collegata alla fiducia in noi stessi, al modo in cui affrontiamo i cambiamenti, alla percezione di ciò che riusciamo o non riusciamo a fare. Le parole utilizzate più spesso, quando questa emozione è bloccata, sono: devo, non riesco, temo, bisogna, ho aura che, cadere, fallimento, rigido, mancare. Le parole che aiutano sono: lasciar andare, sciolto, chiaro, posso, voglio, bastarsi, comprensione, accoglienza, libertà, abbraccio, sto con me, qui e ora.

Senza alcuna pretesa di essere esaustiva, ho voluto fornirti alcuni esempi, in modo che tu possa incominciare a usare, in modo deliberato e consapevole, parole che ti avviino nel processo della crescita personale: quando sostituisci le parole che alimentano il blocco con le parole che curano, crei nel cervello inconscio una serie di rappresentazioni che influenzano il tuo stato energetico, trasformando le emozioni che provi e i pensieri che formuli.

Allenati a diventare chi vuoi

Per usare il grande potere creativo delle parole, bisogna passare all’azione.

Come?

Ti propongo di incominciare a scrivere un diario. 

  • Annoterai sulla carta le parole che utilizzi più spesso, rendendoti così consapevole di quale emozione stai trattenendo, sostituendola poi con una parola che cura e pronunciandola ogni volta che puoi. 
  • Puoi cercare una parola nuova al giorno, da inserire sul tuo diario, per allargare la tua conoscenza linguistica e dare respiro all’anima che cerca di esprimere sé stessa.
  • Descrivi sul foglio i tuoi dubbi, i tuoi problemi: mettere su carta le difficoltà ha un grande potere di dissociazione e conduce chi lo fa a prendere le distanze emotive da quanto scritto e quindi dal vissuto. 
  • Scrivendo un diario puoi mettere in dubbio il potere di alcune parole che percepisci come negative ed esplorare il senso nascosto che hanno per te, nella tua storia personale. Se per esempio hai da sempre attribuito un valore negativo alla parola “controllo”, puoi domandarti cosa vuole da te quella parola, in che altro modo puoi definirla, in che modo puoi alleggerirla per sciogliere l’emozione che porta in sé. Scoprirai magari che quella parola, controllo, ha la voce di tuo padre o gli occhi di tua madre, che poi è diventata un limite nella tua testa e si è trasformata in una serie di “devo” e “non posso”. Allora, quella semplicissima parola diventa per te una finestra sul tuo cuore e uno sprone a liberarlo per poter volare. 
  • Abracadabra: scegli nuove parole per creare la tua felicità!

Se ti riconosci in queste parole e senti che è il momento di iniziare un percorso verso la tua crescita personale, sono qui per accompagnarti. Il programma “Trova il tuo valore” ti offre gli strumenti per riscoprire chi sei e vivere una vita più autentica e appagante.

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