“Le emozioni non sono negative. Le emozioni sono il collante della nostra identità. Senza emozioni la ragione non funzionerebbe.”
Roberto Cotroneo
Prendo spunto dal film della Pixar, Inside Out 2, per affrontare un tema che ritengo fondamentale per la crescita personale: il ruolo delle emozioni nella vita di ciascuno di noi.
Non mi soffermerò su un’analisi critica e tecnica del film; ciò che mi propongo con questo articolo è cogliere alcuni spunti di riflessione che credo siano importanti, non soltanto nel periodo delicato dell’adolescenza, trovando applicazione durante l’intero arco temporale di ogni individuo.
Questo perché, a parer mio, quell’adolescente in crisi, pieno di paure, che non si riconosce più e che ha bisogno di riscoprire il proprio Sé, resta in ognuno di noi, a qualsiasi età. E, in alcuni momenti particolarmente difficili o quando dobbiamo affrontare cambiamenti importanti, si risveglia, chiedendoci di crescere ancora.
Nel primo Inside Out la protagonista, Riley, ha 11 anni e si trova costretta a far fronte al trasferimento della sua famiglia. È interessante cogliere il modo in cui le emozioni primarie: gioia, paura, tristezza, rabbia e disgusto la aiutano ad affrontare il cambiamento, guidandola nella crescita.
In Inside Out 2 Riley, diventata un’adolescente, si trova ad affrontare il periodo critico che tutti conosciamo: il corpo che incomincia a trasformarsi, il bisogno di appartenenza ma anche la ricerca della propria individualità, le certezze acquisite che cedono il posto ai dubbi e alle nuove paure.
Sono fermamente convinta che ognuno di noi, a qualsiasi età, possa attraversare un momento critico in cui mette in discussione il proprio Sé: le certezze vacillano, ci si sente confusi, in balìa degli eventi, in preda a emozioni contrastanti, non riconoscendosi più, con un carico di ansia che può sfociare in attacchi di panico.
Questo film può aiutarci a riflettere su cosa ci accade in quelle situazioni e a trovare il modo per crescere ancora, sviluppando il nostro Sé a partire da quella nuova mancanza di equilibrio, per diventare la versione migliore di noi stessi.
Indice
La danza delle emozioni
C’è una scena del film che trovo molto indicativa per capire come, in momenti difficili e durante l’adolescenza, diventiamo estremamente ricettivi e sensibili, reagendo immediatamente alla danza delle emozioni che si agita dentro di noi.
Quando le emozioni primarie vogliono guidare Riley perché possa comportarsi nel modo più funzionale al momento, si ritrovano con una consolle dei comandi completamente cambiata: basterà sfiorare appena un tasto per scatenare una reazione esagerata e smodata nella ragazza.
Accade anche a voi? Quando vi ritrovate a vivere momenti di stress, quando siete costretti a prendere una decisione che cambierà la vostra vita o state affrontando un disagio, vi succede di non riuscire a gestire i vostri stati d’animo e di avere reazioni esasperate? È l’adolescente in voi che balla la danza delle emozioni, non conoscendone i passi.
Nella vita di Riley fanno il loro ingresso nuove emozioni: noia, imbarazzo, invidia e ansia, sentimenti più complessi che la confondono. Più cerca di riportarsi alla versione di sé stessa che conosce bene e più si sente smarrita, perché prova sensazioni che non riconosce e non riesce a gestire.
L’alfabetizzazione emotiva è fondamentale a qualsiasi età: consiste nell’insegnare cosa sono le emozioni, a cosa servono, come si esprimono e come gestirle in modo consapevole. Ci permette di capire noi stessi e gli altri sul piano emotivo, di governare l’ansia, di cogliere le ragioni dell’imbarazzo e, in genere, di contenere ed elaborare le emozioni più complesse.
Il falso Sé
Quando indossiamo maschere, quando vestiamo i panni che ci vengono imposti da un ruolo rinunciando alla nostra pelle, stiamo mostrando un falso Sé. Riley si ritrova a non sapere più chi è davvero, per questo si adatta ai desideri degli altri e alle loro aspettative. Vuole ottenere l’approvazione di quelle che considera nuove amiche e, per farlo, si trasforma in ciò che loro si aspettano da lei.
Esplicativo a riguardo è il momento in cui le ragazze della squadra la chiamano Mitchigan pensando sia quella la sua provenienza e lei non le corregge. Soltanto alla fine, dopo la sua evoluzione, si farà chiamare Minnesota.
Quando ci sentiamo vulnerabili e temiamo il giudizio degli altri, possiamo cadere nella trappola del falso Sé, rinunciando a esprimere noi stessi e la nostra vasta emotività, soffocando le parti di noi che ci sembrano inaccettabili. In questo modo diventa difficile connettersi con la propria parte profonda, perché c’è una scissione nella nostra interiorità e ci intrappoliamo nella gabbia della finzione.
Va da sé che, maggiore sarà lo spazio occupato dal falso sé nell’intera personalità, tanto più grande sarà la minaccia di annientamento a cui è esposto quello vero. Ciò che prova la persona alla disperata ricerca della sua autenticità è una sensazione di smarrimento e di irrealtà.
Liberarsi del falso Sé è un processo di consapevolezza e crescita: nel film le emozioni di base affrontano un viaggio complicato verso l’inconscio, per avviare quel processo di integrazione e evoluzione emotiva che porterà la protagonista ad abbandonare il falso Sé, per trovare la propria autenticità.
Crisi e attacchi di panico
Quando affrontiamo momenti di crisi, indossiamo maschere e subiamo la danza delle emozioni che si agita dentro di noi, l’ansia può prendere il sopravvento, portandoci ad una perdita di equilibrio che scatena gli attacchi di panico. Accade a Riley, quando soccombe al senso di inadeguatezza e alla confusione emotiva.
Nel film Ansia ha ormai il controllo della consolle e ha creato nella testa della protagonista la convinzione di non essere abbastanza, facendole sperimentare pensieri negativi su sé stessa, l’angoscia e il senso di impotenza che la bloccano. Riley ha un attacco di panico: è vicina allo svenimento, Il respiro diventa veloce portandola in affanno, le mani sudano, la testa è leggera. Più prova a contrastare queste sensazioni più il panico cresce.
Poi, nel momento più buio, Ansia lascia la leva che guida la mente di Riley ed è Gioia a ricordarle che non può definire la ragazza. Riley riprende il controllo dei propri pensieri, ma, ciò che le consentirà di superare il picco di panico e di riprendere lucidità è connettersi al momento, nel qui e ora, portando la consapevolezza al corpo. La ragazza tocca la panca sulla quale è seduta, si concentra su un punto preciso con la vista, torna al respiro.
Ognuno di noi può sperimentare una perdita di equilibrio che ci porta a stati ansiosi o a veri e propri attacchi di panico. È necessario tornare a connettersi con il vero Sé e ascoltare il corpo per ritrovare una nuova stabilità e per evolvere.
Il messaggio per noi
Questo film può insegnare tanto. Può portarci a riflettere su noi stessi e sul punto in cui siamo nel cammino evolutivo, può farci riscoprire l’adolescente in noi e il bisogno di crescere ancora.
Inside Out 2 ci parla dell’importanza delle emozioni, di tutte le emozioni, poiché ognuna di loro ha un compito preciso nella nostra vita e ci spinge a crescere, se accolta e ascoltata.
Ci insegna che le emozioni vanno integrate e non rifiutate, perché soltanto così possiamo accettare noi stessi e permettere al vero Sé di esprimersi.
E ancora…
Che ogni conflitto o crisi portano a sviluppare una maggiore resilienza e alla crescita personale.
Che le nostre parti, anche quelle che meno ci piacciono, sono importanti ed è necessario riconoscerle, per evitare di ingabbiarci con etichette e dentro modelli prestabiliti.
Ciò che più mi ha colpita, ciò su cui mi sono fermata a riflettere dopo aver visto il film è che, quando le emozioni primarie vogliono riportare Riley alla certezza del Sé angelicato dell’infanzia, nella convinzione di essere una brava ragazza, è Gioia a fermarsi e a sradicare quella versione assoluta del Sé.
Quando lo fa, quando strappa la radice di quella convinzione che non ammetteva le parti più conflittuali di Riley, la ragazza può sperimentarsi in infinite sfaccettature, aprendosi ad un Sé più complesso e articolato. Perché mi ha colpita così tanto? Perché è dalla Gioia che può nascere l’autenticità.
Perché è con Gioia che possiamo darci il permesso di essere pienamente noi stessi. E perché ciò che sperimenteremo dopo aver integrato le nostre parti, anche quelle che non ci piacciono, è la gioia più pura.
Se ti riconosci in queste parole e senti che è il momento di iniziare un percorso verso la tua crescita personale, sono qui per accompagnarti. Il programma “Trova il tuo valore” ti offre gli strumenti per riscoprire chi sei e vivere una vita più autentica e appagante.
🌟 Clicca qui per scoprire i pacchetti o contattami per avere maggiori informazioni. Ogni grande cambiamento inizia con un primo passo, fallo insieme a me!